Il boom di occupati è un risultato clamoroso, in un periodo dove la ripresa è ancora debole.
E fa sorridere il “problema” dei contratti a termine (e di somministrazione), che sono forme di occupazione regolare e stabile, che facilitano il primo ingresso nel mercato del lavoro e costituiscono il vero antidoto contro il precariato delle false partite iva e delle co.co.co. irregolari.
Un lavoratore a termine (o somministrato) è un cittadino di serie A del mercato del lavoro: il suo contratto ha una scadenza, è vero, ma il dipendente gode di tutte le tutele del lavoro subordinato e sopratutto ha la grande opportunità di farsi conoscere, apprezzare e, alla fine, stabilizzare.
La riforma del 2014, consolidata dal Jobs Act, ha liberato il lavoro a termine da assurdi contenziosi legali aumentando anche i limiti di utilizzo (sono state introdotte soglie prima inesistenti).
Peraltro, pochi hanno notato un fatto molto rilevante: negli ultimi mesi le imprese hanno usato solo il contratto a termine per non perdere il treno degli incentivi contributivi, applicabili solo dal 2018.
Non bisogna fare sconti a nessuno, sopratutto in campagna elettorale.
Ma bisogna anche dire la verità.
#JobsAct #funziona