Expo 2015: cogliamo l’occasione per smontare il formalismo giuridico

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Gianni Bocchieri
A fine luglio stato sottoscritto un accordo tra la Società Expo 2015 S.p.A. e i rappresentati sindacali di Cigl, Cisl, Uil, di area cittadina e regionale della Lombardia.
Una parte è dedicata alle materia di legalità, tutela e sicurezza sul lavoro, con l’introduzione di un Comitato di monitoraggio e la presenza coordinata all’interno del sito espositivo.
Si confermano le procedure di gestione informatizzata dei subappalti anche ai servizi del sito espositivo, ma la parte sicuramente più rilevante è quella sui contratti di lavoro.
Si prevede per l’anno 2015 il ricorso al contratto a tempo determinato ed alla somministrazione a termine per l’80% dell’organico complessivo di Expo 2015 S.p.A. Si attiva lo strumento del tirocinio con un ampliamento della durata massima a 7 mesi e l’uso intensivo di volontari. Si prevede l’assunzione di 340 apprendisti, 300 giovani a tempo determinato, quasi 200 tirocinanti e ben 18mila volontari, con mansioni rivolte all’accoglienza.
L’accordo è piaciuto a tutti. L’Amministratore delegato Sala ha affermato che queste assunzioni non sarebbero state possibili con le regole attuali. Il Capo del Governo Letta ha parlato di “un’ottima intesa”, il Ministro del Lavoro ha detto che l’annuncio dell’accordo sindacale per le attività in loco di Expo spa è un primo passo. In particolare, per il Ministro Giovannini l’intesa contiene “buone idee”, dai tirocini formativi ai contratti a termine, all’apprendistato, riconoscendo prova di grande responsabilità alle parti sociali che hanno compreso l’importanza dell’evento internazionale come occasione storica per il Paese, soprattutto in termini di opportunità per un rilancio dell’occupazione.
Persino il Sindaco Pisapia, riconosce nel protocollo un ottimo risultato nel rispetto dei diritti dei lavoratori.
Sorprende che tutti siano d’accordo, mentre ancora ci sono profonde divisioni rispetto alle capacità della contrattazione aziendale di favorire lo sviluppo occupazionale attraverso la migliore flessibilità ed adattabilità dell’organizzazione del lavoro alle esigenze delle imprese. In effetti, l’accordo di Expo è un evidente caso di contrattazione aziendale, che arriva a disciplinare ambiti che non erano elencati nemmeno nel tanto contrastato articolo dell’ex Ministro Sacconi.
Ad ogni modo, l’accordo potrebbe rappresentare una sollecitazione per il Governo a prendere come riferimento i contenuti di questo accordo per una moratoria di quelle regole di irrigidimento della flessibilità all’entrata dell’ultima riforma Fornero, che hanno mostrato di disincentivare il ricorso a nuove assunzioni. In questo senso, il Governo potrebbe procedere subito a recepirne i contenuti ed estenderli in fase di conversione del Decreto Legge sull’occupazione. Del resto, è evidente che l’Expo 2015 può essere l’occasione per creare lavoro non solo nella società Expo S.p.A., ma anche in moltissime aziende e non è accettabile escluderle da una giusta flessibilità in ingresso per cogliere effettivamente le grandi opportunità occupazionali.
Come storicamente dimostrato, l’esposizione universale del 2015 può rappresentare l’occasione un’occasione per uscire dalla spirale di pessimismo in cui avviluppati dall’inizio della grande crisi ancora in corso.
In occasione dell’Esposizione Universale del 1889, a cent’anni dalla loro rivoluzione, i francesi esibirono la torre Eiffel, costruita in meno di due anni, solo con ferro e bulloni.
Con meno spettacolarità, potremmo cogliere l’occasione di Expo 2015 per svitare qualche bullone della burocrazia e del formalismo pseudo giuridico, che soffoca le imprese.
Approfittando dell’eccezionalità dell’evento, potremmo correre il rischio di volerla fare diventare ordinarietà, anche quando Expo sarà passato.

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