“Divieto di assumere“, il nuovo saggio-denuncia di Giampiero Falasca (clicca qui per prenotare il volume) prova ad analizzare alcuni vizi strutturali del nostro mercato del lavoro: la complessità della regole e il loro continuo cambiamento, l’eccessivo costo del lavoro, le gravi disfunzioni dei servizi per l’impiego, le lacune dei servizi di vigilanza, i ritardi delle relazioni industriali e le enormi contraddizioni della giustizia del lavoro.
Tutte queste carenze contribuiscono alla creazione di un sistema che combatte chi vuole assumere dipendenti in maniera regolare (da qui il titolo) e fa scappare gli investimenti stranieri.
L’autore, senza alcuna pretesa di completezza, prova anche ad indicare i possibili correttivi da adottare per rimuovere il cartello “Divieto di assumere” che campeggia sul nostro mercato del lavoro.
Molte di queste misure sono contenute nel JobsAct, il progetto di riforma presentato dal Governo Renzi; è un fatto positivo, ma l’esperienza negativa del passato impone di sospendere il giudizio, almeno fino a quando le proposte di legge non si tradurranno in norme definitive ed efficaci.
In ogni caso, la riforma dovrà essere approvata velocemente, perché la rapidità con cui procede la crisi richiede risposte rapide, oltre che efficaci; prima che sia troppo tardi.
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Manuale di Diritto del Lavoro di Giampiero Falasca, edizione 2014. Riportiamo la prefazione dell’autore
Il diritto del lavoro italiano attraversa una fase di profonda crisi, in quanto non riesce più a regolare in maniera efficiente i percorsi lavorativi e, anzi, penalizza pesantemente la competitività del Paese.
Se guardiamo quello che sta accadendo nell’economia reale, infatti, scopriamo che il calo occupazionale di questi anni non dipende solo dalla crisi economica.
Molte imprese, anche quando hanno i conti a posto, non sono più disponibili a sopportare un ordinamento del lavoro illogico, nel quale è troppo difficile assumere dipendenti e gestirli in maniera efficiente; questo ordinamento punisce con grande rigore chi, pur utilizzando contratti regolari, incappa in errori formali anche lievi, mentre non riesce a contrastare fenomeni di elusione di massa delle regole.
L’ordinamento comunica, in questo modo, un messaggio di ostilità a chiunque intende assumere dipendenti in maniera regolare.
Questo problema interessa soprattutto il lavoro flessibile.
Abbiamo una pletora sterminata di contratti, tutti a rischio di contenzioso, quando basterebbero poche tipologie di lavoro (un solo contratto per i lavori saltuari, invece che 6-7 forme, l’apprendistato ancora più semplificato, la somministrazione liberata da lacci e lacciuoli inutilmente punitivi, il lavoro a termine libero da formalismi assurdi come la causale); questi contratti dovrebbero essere ripensati sulla base di regole capaci di consentire un loro utilizzo semplice ed immediato.
Un intervento di questo tipo sarebbe utile a ridurre immediatamente il contenzioso (oggi imponente) sul lavoro flessibile, e potrebbero ridurre gli ingenti costi transattivi e indiretti (consulenze, procedure interne, rallentamenti operativi, rischi di causa) che ogni azienda deve sostenere per poter utilizzare il lavoro flessibile.
Mentre il lavoro flessibile è sempre complicato da utilizzare, alcune forme di lavoro ben più discusse e discutibili – ad esempio, il lavoro a progetto – proliferano quasi senza controllo, creando un fenomeno di elusione di massa quasi unico in Europa. A questo, si aggiunge la piaga del lavoro nero, mai affrontata e tanto meno risolta con misure efficaci.
I problemi del diritto del lavoro italiano non si fermano all’assunzione, ma investono pesantemente anche la fase di gestione del rapporto di lavoro.
E’ molto difficile cambiare le mansioni di un dipendente senza scatenare un contenzioso, è addirittura impossibile modificarle in peggio, anche quando il lavoratore, per i motivi più disparati, non è più adatto a svolgere certi compiti.
Il risultato è che le aziende tendono ad espellere manodopera che supera una certa soglia di età, quando invece servirebbero regole flessibili, capaci di salvare la professionalità dei lavoratori maturi, adibendoli a mansioni diverse, anche inferiori, piuttosto che metterli di fronte alla drammatica scelta tra diventare un top manager o essere espulso dal luogo di lavoro.
Un altro problema drammatico è il costo del lavoro, che erode due terzi dello stipendio.
Da anni si lanciano slogan sulla retribuzione di produttività, ma finora la montagna di parole, accordi sindacali, leggi e circolari ha prodotto un topolino sgangherato.
Ogni anno lo Stato distribuisce una piccola mancia a piè di lista sui salari più bassi secondo regole cervellotiche e sempre diverse; sarebbe invece importante dare stabilità a questo sistema, uscendo dalla logica dei decreti annuali.
C’è poi un grande problema che interessa tutte la fasce d’età; le competenze sono poche, e si bruciano rapidamente. Il problema nasce nelle scuole e nelle università, che continuano a sfornare giovani che non parlano l’inglese e non hanno mai messo piede in un’azienda, e continua durante il lavoro, perché le aziende non investono in formazione e, quando lo fanno, non sono adeguatamente incentivate.
Anche quei pochi strumenti che potrebbero fare da ponte tra la scuola e il lavoro – l’apprendistato e, ancora prima, gli stage – restano intrappolati in complessità normative difficili da spiegare; il caso dei tirocini è eclatante, ci sono regole che cambiano da una regione all’altra le regole, ed è impossibile creare una normativa unica (per i vincoli derivanti dal Titolo V, riforma costituzionale fallimentare e in alcuni casi dannosa).
Questi temi sono stati per anni offuscati dal dibattito sull’articolo 18. La legge Fornero, per molti aspetti discutibile, su questo punto sta iniziando a dare qualche risultato; sarebbe bene, quindi, che il sistema politico dimenticasse la questione dei licenziamenti, e si dedicasse, per una volta, ad affrontare e risolvere quelle emergenze che forse danno meno visibilità nel dibattito pubblico, ma che sono decisive per il futuro del Paese.
La flessibilità sicura (Andrea Zirilli)
Nel dibattito che si andò ad alimentare, sulla proposta di riforma del mercato del lavoro del Governo presieduto dal Prof. Monti, all’interno della flessibilità esterna, si sviluppò una nuova differenziazione, di carattere politico-sociale, senza alcuna valenza giuridica, tra la flessibilità “buona” e la flessibilità “cattiva”. Nella flessibilità buona sono stati inseriti, il contratto di apprendistato e il contratto di somministrazione di lavoro, mentre in quella cattiva, tutto il resto dei contratti atipici, tra cui il lavoro a progetto, le “false partite Iva”, le associazioni in partecipazione e altre forme di collaborazioni autonome fittizie che, impropriamente utilizzate, nascondevano in realtà dei veri e propri contratti di lavoro subordinato. Questi abusi, purtroppo, hanno da sempre contribuito all’erronea percezione della flessibilità come sinonimo di precarietà.
La “ratio” che sta alla base di questa sottoclassificazione è che, il contratto di apprendistato e quello di somministrazione di lavoro, contribuiscono a trasformare la flessibilità in entrata dei contratti temporanei, in un contratto stabile nel tempo.
Anche le Segreterie Nazionali delle tre Confederazioni sindacali, CGIL, CISL e UIL in un loro documento congiunto di gennaio 2012, chiesero un intervento forte e deciso al Governo, per la semplificazione e la riduzione delle tipologie di lavoro flessibile che confluiscano in forme contrattuali, che siano rivolte verso la stabilizzazione. Il lavoro somministrato diventa così, in via generale, “un modello che potrebbe riassorbire molte delle altre tipologie contrattuali atipiche esistenti”, così che il lavoratore somministrato, non debba più sentirsi un “precario” ma possa, a ragione, ritenersi una “risorsa” richiesta dalle aziende che necessitano delle sue qualificate prestazioni lavorative. Obiettivo di questo libro è, quindi, di parlare della flessibilità “buona e sicura” portata avanti dalla somministrazione di lavoro, anche alla luce degli ultimi interventi legislativi, introdotti in Italia con il Decreto Legislativo n.24, entrato in vigore il 6 aprile 2012, senza dimenticare le novità che riguardano direttamente ed indirettamente l’istituto, introdotte dalla Riforma Fornero con la Legge n.92 del 28 giugno del 2012.
Le novità della Legge Fornero saranno oggetto di un capitolo curato dall’Avv. Mauro Soldera. Alle agenzie per il lavoro è così riconosciuto il ruolo di soggetto privato con finalità pubblica: come operatori polifunzionali, seguono non solo l’azienda, ma anche il lavoratore dal punto di vista dell’orientamento, della formazione, di quella che è la gestione della carriera. Ed ecco perché la parola flessibilità, portata avanti dalle agenzie per il lavoro non deve essere mai più confusa da nessuno con precarietà, in quanto è una flessibilità “buona” e sicura.
Manuale diritto del lavoro (G. Falasca – V Edizione 2013)
Il diritto del lavoro è un cantiere in continua evoluzione: dalla legge Biagi alla riforma Fornero, nell’ultimo decennio si sono susseguite importanti riforme che hanno modificato in profondità le regole del lavoro. Il Manuale di diritto del lavoro, giunto ormai alla sua quinta edizione, riesce costantemente a garantire un aggiornamento puntuale e costante sulle novità legislative, che sono esaminate e spiegate in maniera semplice e operativa, senza rinunciare all`approfondimento scientifico e teorico. Nel volume, sono affrontati tutti i temi emergenti del diritto del lavoro, con particolare attenzione a quelli interessati dalla riforma Fornero:
le misure antifraudolente in materia di contratti flessibili,
la valorizzazione dell`apprendistato,
le nuove pensioni,
le nuove relazioni industriali e le prospettive di flexicurity,
la revisione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori,
la riforma degli ammortizzatori sociali.
Lezioni di diritto del lavoro e processuale del lavoro (Marco Proietti)
Ubi societas ibi ius è forse il più significativo brocardo latino che si apprende nel percorso di studi in legge e racchiude, sapientemente, l’essenza stessa del nostro ordinamento giuridico e della nostra civiltà; lo studio del diritto è lo studio del mondo che ci circonda, ed ancora di più lo è lo studio del diritto del lavoro se si guarda all’incisività di tali norme nella vita quotidiana. Attraverso questo libro si intende analizzare tutto il diritto del lavoro e sindacale, ponendo particolare attenzione alle novità legislative intervenute nel corso degli ultimi 2 anni oltre ad offrire uno sguardo d’insieme sul processo del lavoro e, quindi, sulle modalità operative di tutela dei diritti che sono affermati; il testo offre un approccio di tipo teorico ed uno di tipo pratico alla materia, utile sia allo studente che si trova (per la prima volta) ad affrontare alcuni istituti giuridici e sia, ovviamente, anche al professionista non specialista della materia che necessiti di un testo a rapida consultazione.
LA RIFORMA DEL LAVORO – Mercato del lavoro – tipologie contrattuali – Apprendistato (G. Falasca)
Seconda uscita dell’opera, in 8 volumi, dedicata alla riforma Fornero. Il testo, tramite l’utilizzo di numerosi schemi esemplificativi e operativi, illustra l’architettura complessiva del nuovo sistema, mettendo in luce le opportunità insite nella nuova normativa e i rischi interpretativi connessi. Il volume offre una panoramica completa del contratto di apprendistato, ne analizza le caratteristiche e i limiti alla luce dall’evoluzione normativa culminata nelle novità introdotte dalla recente riforma del lavoro.
GUIDA PRATICA RIFORMA DEL LAVORO (G. Falasca 2012)
Il volume ha lo scopo di fornire risposte efficaci al professionista, all’azienda e all’interprete in merito al complesso articolato normativo di cui si compone la riforma Fornero. A tale scopo – anche grazie al supporto di schede riassuntive che sintetizzano i punti di maggiore novità – le diverse materie di cui si compone la legge n. 92/2012 vengono analizzate e spiegate con un taglio pratico e operativo e inserite nel contesto del quadro generale della disciplina regolatrice. Il lavoro si completa con una ricca dotazione di schemi contrattuali e modelli di comunicazione da utilizzare per applicare le nuove regole sui contratti, sulle dimissioni, sul licenziamento e sul processo del lavoro.