Il cosiddetto “Jobs Act del lavoro autonomo” mira ad ampliare le tutele esistenti per quella vasta platea di persone che oggi lavorano fuori dal perimetro del lavoro subordinato o parasubordinato; si tratta di quello che viene giornalisticamente definito come “popolo delle partite IVA”, e che sovente viene dimenticato quando si parla dei problemi del mercato del lavoro.Tra le diverse misure contenute nel provvedimento, ci sono alcune norme che sembrano pensate in misura prioritaria per i lavoratori autonomi più giovani o, comunque, più “fragili” dal punto di vista economico e professionale. Si tratta di misure di varia natura, accomunate dalla finalità di sostenere i percorsi di crescita professionale e gestire eventuali momenti di difficoltà economica o personale.
Alcune disposizioni di carattere fiscale stabiliscono la deducibilità delle spese di formazione e accesso alla formazione permanente; sono previste, inoltre, regole speciali per le spese sostenute dal lavoratore autonomo per servizi personalizzati di certificazione delle competenze, orientamento, ricerca, addestramento, sostegno all’auto-imprenditorialità, formazione o riqualificazione professionale.
Altre misure mirano alla costruzione di servizi di sostegno ai lavoratori autonomi. Si prevede, al riguardo, l’obbligo per i centri per l’impiego e per gli organismi accreditati ad operare nel mercato del lavoro di dotarsi, in ogni sede aperta al pubblico, di uno sportello dedicato al lavoro autonomo che raccolga le domande e le offerte di lavoro autonomo, fornendo le relative informazioni ai professionisti ed alle imprese che ne facciano richiesta.
Lo sportello dedicato, inoltre, dovrebbe fornire informazioni relative alle procedure per l’avvio di attività autonome e per le eventuali trasformazioni e per l’accesso a commesse ed appalti pubblici, nonché relative alle opportunità di credito e alle agevolazioni pubbliche nazionali e locali.
Altre misure cercando di ampliare le opportunità esistenti sul mercato. Va in questa direzione la norma che stabilisce l’obbligo per le amministrazioni pubbliche nazionali e locali di promuovere, in qualità di stazioni appaltanti, la partecipazione dei lavoratori autonomi agli appalti pubblici per la prestazione di servizi o ai bandi per l’assegnazione di incarichi personali di consulenza o ricerca, in particolare favorendo il loro accesso alle informazioni relative alle gare pubbliche, e la loro partecipazione alle procedure di aggiudicazione.
Un capitolo importante viene dedicato all’estensione delle tutele previdenziali.
Il progetto di legge delega il Governo ad approvare (entro 12 mesi) uno o più decreti legislativi, finalizzati ad abilitare gli enti di previdenza dei professionisti ad erogare verso gli iscritti, oltre a prestazioni complementari di tipo previdenziale e socio-sanitario, anche altre prestazioni sociali, anche misure di sostegno al reddito, in favore dei soggetti che abbiano subìto una significativa riduzione del reddito professionale per ragioni non dipendenti dalla propria volontà o che siano stati colpiti da gravi patologie. Tali misure, precisa la norma, dovranno essere coperte da opportuna contribuzione.
I decreti attuativi di questa delega dovranno, inoltre, definire la riduzione dei requisiti di accesso alle prestazioni di maternità, incrementando il numero di mesi precedenti al periodo indennizzabile entro cui individuare le tre mensilità di contribuzione dovuta, nonché introduzione di minimali e massimali per le medesime prestazioni. Prevista anche la modifica dei requisiti dell’indennità di malattia per i professionisti.
Se approvato, il progetto di legge renderà anche definitiva l’indennità di disoccupazione per i collaboratori coordinati e continuativi, gli assegnisti e i dottorandi di ricerca (la cd. Dis-Coll), a partire dal 1 luglio 2017.
(G. Falasca Il Sole 24 Ore)