Giampiero Falasca, Il Sole 24 Ore
Come potranno organizzarsi le imprese e le famiglie per fronteggiare la scomparsa del voucher? Le possibili soluzioni sono tante, anche se emerge subito un tratto comune: aumenteranno i costi e le complessità gestionali, senza reali vantaggi per i lavoratori coinvolti.
Le imprese che oggi si avvalgono del lavoro accessorio dovranno attingere ai diversi strumenti contrattuali che la legge consente di utilizzare per esigenze discontinue o temporanee.
Il contratto apparentemente più simile al voucher è il lavoro intermittente, il rapporto nel quale il datore di lavoro può richiedere la prestazione solo quando ne ha bisogno, entro specifici limiti di tempo (massimo 400 giornate nel triennio, ad eccezione dei settori del turismo, dei pubblici esercizi e dello spettacolo).
Questo contratto, tuttavia, è utilizzabile solo per alcuni lavoratori (quelli con età inferiore a 24 anni oppure superiore a 55), fatti salvi i casi – rarissimi- in cui esista un accordo sindacale che prevede soglie diverse.
Se il lavoratore non rientra in queste fasce, le imprese dovranno valutare caso per caso quale strumento si adatta maggiormente al tipo di attività che deve essere svolta: le collaborazioni autonome (quelle occasionali oppure quelle ordinarie, con partita iva), la collaborazione coordinata e continuativa (a patto che sia compatibile con i limiti introdotti dal jobs act), il contratto a tempo determinato, il part time e la somministrazione di lavoro a termine sembrano gli strumenti maggiormente indiziati a soddisfare i fabbisogni di manodopera occasionale delle imprese.
Il passaggio dal lavoro accessorio a ciascuno di questi strumenti contrattuali, come si ricordava, non sarà indolore, perché in tutti i casi i datori di lavoro dovranno gestire adempimenti più numerosi e più complessi (stipula del contratto, elaborazione di un cedolino paga o di un documento equivalente, comunicazioni obbligatorie, ecc.), senza che questa maggiore complessità produca un reale incremento di tutele per i lavoratori.
La situazione si presenta simile per le famiglie, anche se queste potrebbero avere maggiori difficoltà a sostenere l’impatto negativo dell’aumento di costi e della complessità gestionale.
Queste difficoltà potrebbero rimettere prepotentemente in gioco quella forma contrattuale che il lavoro accessorio voleva limitare: il lavoro nero e irregolare.