Jobs Act, 10 pensieri in ordine sparso

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1. La definizione di “contratto a tutele crescenti” non descrive l’essenza della riforma. Il JobsAct è una revisione mirata della Fornero

2. Quelli che oggi si lamentano perché il Jobs Act sarebbe troppo timido sono gli stessi che, in anni e anni di Governo, non hanno cambiato mezza virgola

3. Ottima l’idea di fissare risarcimenti certi in funzione dell’anzianità, queste norme aumentano la fiducia verso il sistema normativo

4. Sui licenziamenti disciplinari viene introdotto un chiarimento importante, la nuova normativa lascia uno spazio strettissimo alla discrezionalità del giudice

5. Giusto ed inevitabile estendere le regole ai licenziamenti collettivi, sono sempre “economici” (e hanno più tutele degli individuali)

6. Delimitare il Jobs Act solo ai nuovi assunti è un errore gravissimo che depotenzia la riforma e crea nuovi muri tra giovani e anziani

7. Il pubblico impiego non può tornare ad essere un territorio separato dal resto del mondo. Il Jobs Act dovrebbe valere anche per la PA

8. Bene l’abbandono del rito Fornero, male la scelta di farlo solo per i neo assunti, manca la semplificazione

9. La conciliazione in DTL, contro le previsioni, funzionava, perché toglierla? Il riformismo si deve basare sui risultati oggettivi e non sulle suggestioni

10. Giusto detassare le somme pagate in conciliazione, probabilmente bisognerà pagare di più di quello che prevede la norma per avere conciliazioni efficaci, ma è un buon aiuto

Finale. La riforma è utile ma il mercato del lavoro non cambierà soltanto perché sono cambiate per i neoassunti le regole sui licenziamenti. Bisogna estendere la riforma a tutti ma, soprattutto, semplificare regole e procedure, per rimuovere il “divieto di assumere”

2 comments

  1. secondo me non va bene per nulla la riforma cosi com’è.

    1) O la fai per tutti o non la fai per nessuno

    2) chi ha detto che i tempo determinato non è un buon contratto esiste dappertutto in europa(alla fine se lavori bene l’indeterminato arriva, e questo deve essere una conquista professionale e come tale deve avere valore e possedere le giuste garanzie)

    3) per sbloccare le assunzioni(da un punto di vista normativo, poi certo serve che l’economia riparta) era sufficiente limitarsi a detassare fortemente il lavoro dipendente e snellire le procedure burocratiche

    4)L’italia non ha un welfare tale da poter assorbire bene una flessibilità di questo tipo(disoccupazione troppo alta –> il reinserimento è un sogno, assegno di disoccupazione troppo basso, soprattutto se vivi in una grande città, in molte regioni le teoriche agevolazioni per i disoccupati(esenzioni) spesso non sono utilizzabili per vari motivi burocratici e di fondi)

    5)l’unico settore dove veramente era necessario inasprire le norme in uscita è quello pubblico sul privato era sufficiente snellire e detassare(ad esempio gli 80 unitili euro potevano essere usati per detassare realmente)

  2. In svizzera(per fare un esempio) se perdi il lavoro(a parte che i salari sono 3 volte quelle italiani e il costo della vita tra milano e zurigo non è molto diverso) il loro sistema ti garantisce:

    1)80% dell’ultimo salario, ma l’80 % senza lle famose soglie che abbiamo in italia, se l’ultima busta paga era di 6000chf l’assegno di disoccupazione è l’80% di 6000chf senza tetti fissati come in italia

    2) corsi gratuiti e sei monitorato costantemente

    3) una serie di altre agevolazioni

    4) re-inserirsi al lavoro in svizzera è facile, loro hanno una disoccupazione del 4%

    5) andare in un ufficio pubblico in svizzera per le procedure è quasi piacevole, in italia vai con l’ansia di dover discutere con qualcuno e con la consapevolezza di uscire quasi sempre senza una soluzione in mano

    6) in svizzera quasi tutti i documenti (anche quelli di carattere giudiziario) li fai senza pagare un granché alla posta che è sempre aperta fino a tardi

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