Mobilità: dal 2015 si accorcia la durata

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Il prossimo 1 gennaio entra in vigore un tassello importante della riforma degli ammortizzatori sociali contenuta nella legge Fornero del 2012; con l’avvento del nuovo anno, infatti, i trattamenti economici spettanti alle persone licenziate all’esito di una procedura di riduzione del personale e rientranti nel campo di applicazione della mobilità subiranno una sensibile riduzione.
L’entità di queste riduzioni varierà sensibilmente in relazione alla tipologie di persone beneficiarie del trattamento; questo accade perchè lo scopo della riforma quello di superare l’attuale situazione – nella quale esistono regole diverse secondo il settore produttivo, l’età e il territorio – per arrivare, nel 2017, ad un trattamento unico di disoccupazione della durata di 12 mesi. Per ottenere questo risultato, vengono colpite maggiormente quelle categorie che oggi sono più lontane dalla durata standard che avrà il trattamento tra tre anni.
Vediamo in dettaglio che cosa cambia dal 1 gennaio, iniziando dai lavoratori del Centro Nord. Per questi soggetti, se l’età non supera i 39 anni, la disciplina resta invariata: il trattamento di 12 mensilità previsto nel 2014 resta uguale anche nel 2015, e negli anni successivi. Maggiore è l’impatto sui lavoratori di età compresta tra i 40 e i 49 anni; mentre nel corso del 2014 il licenziamento avrebbe dato diritto a un’indennità della durata di 24 mesi, lo stesso evento nel 2015 darà diritto a un trattamento della durata massima di 18 mesi (una riduzione ulteriore ci sarà dal 1 gennaio 2016, quando l’importo scenderà ancora, a 12 mesi). Forte la riduzione anche per i lavoratori, sempre del Centro Nord, di età uguale o superiore ai 50 anni; per loro, nel 2014 il collocamento in mobilità avrebbe garantito una tutela economica di 36 mesi, mentre nel 2015 il trattamento si fermerà a 24 mesi (e nel 2016 si scenderà di un altro gradino, con la riduzione a 12 mesi).
Un impatto ancora più forte si verificherà per i dipendenti di aziende collocate nel Sud del Paese. I lavoratori con età non superiore a 39 anni potranno avere, nel 2015, un trattamento della durata massima di 12 mesi, a fronte dei 24 che avrebbero ottenuto se fossero stati licenziati nel corso del 2014; allo stesso modo, i colleghi di età compresa tra i 40 e i 49 anni vedranno scendere la durata massima dai 36 mesi dell’anno in corso, ai 24 mesi previsti per il 2015 (la riduzione proseguità anche nel 2016, quando il tetto scenderà a 18 mesi, e nel 2017, quando approderà alla soglia finale di 12). La categoria più colpita dalla riduzione è quella dei lavoratori del Sud con età uguale o superiore ai 50 anni. Per questi lavoratori, un licenziamento nel 2015 darà accesso a un trattamento della durata massima di 36 mesi, 12 in meno di quelli (48) spettanti per l’anno ancora in corso; è prevista una riduzione anche negli anni successivi, quando si scenderà prima a 24 (nel 2016) e poi a 12, salvo casi particolari, nel 2017.
Cambiano le durate dei trattamenti, ma restano invariate le regole per la maturazione del diritto, almeno fino a quando non saranno approvati i decreti attuativi del c.d. JobsAct, in discussione alla Camera.
Da notare che la durata del trattamento dipenderà esclusivamente dalla data del licenziamento: pertanto, per i lavoratori licenziati entro il 31 dicembre del 2014 non ci sarà alcuna delle riduzioni applicabili a chi viene licenziato a partire dal 1 gennaio 2015.
Come accennato, il percorso di armonizzazione sarà completato il 1 gennaio 2017, quando tutti trattamenti, salvo casi eccezionali (es.over 55), avranno tutti la durata massima di 12 mesi; in tale data, scomparirà anche la nozione di indennità di mobilità, e il trattamento di disoccupazione si chiamerà sempre e comunque Aspi.

(Giampiero Falasca Il Sole 24 Ore)

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