Articolo 18: non si può fondare la riforma su una delega in bianco

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Sulla base delle norme del Jobs act
che prevedono solo l’introduzione di un contratto a tutele crescenti per i nuovi assunti ma non citano né i licenziamenti né l’articolo 18 non si può intervenire sullo Statuto dei
lavoratori con i decreti delegati.
Serve una modifica della delega, altrimenti si rischia di portare i decreti davanti alla Corte Costituzionale.
Il criterio di delega presentato al Senato, infatti, è troppo generico e va risistemato, per evitare brutte sorprese.
Si rischia di costruire un’intera
metropoli sull’argilla.
Va poi considerato che l’intervento di Matteo Renzi alla direzione del Pd è stato un sostanziale passo indietro sulle modifiche all’articolo 18 rispetto a quanto annunciato negli ultimi mesi. Se si legge letteralmente quello
che ha detto Renzi, infatti, la riforma è uguale alla legge Fornero del 2012 che ha modificato l’articolo 18 sostituendo nel caso dei licenziamenti per motivi economici giudicati illegittimi la reintegra con l’indennizzo economico.
Il reintegro era rimasto solo per i licenziamenti discriminatori e quelli per motivi disciplinari se il fatto non
sussiste o se il fatto secondo il contratto collettivo avrebbe
dovuto essere punito con sanzioni diverse dal licenziamento.
Forse Renzi metterà mano ad aspetti secondari e alle casistiche ma è un’operazione molto meno ampia di quella annunciata.
Ne pare credibile andare dietro a suggestioni come quella di creare costi automatici per i licenziamenti economici, che aumenterebbero il costo del lavoro senza ridurre in alcun modo il contenzioso.
Meglio tornare all’ipotesi fatta dallo stesso Renzi di approvare una riforma
uguale per tutti; il grande merito del Premier è quello di aver sdoganato il tema dei licenziamenti individuali, bisogna dare un seguito coerente, dal punto di vista tecnico, a quanto è stato detto.

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