Il cantiere del lavoro: abbiamo perso il bandolo della matassa

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Da Il Sole 24 Speciale sul lavoro

Abbiamo perso il bandolo della matassa. Solo in questo modo si può spiegare quello che sta accadendo intorno alla regole del lavoro nel nostro Paese. Negli ultimi dieci-quindici anni, nonostante una continua alternanza di maggioranze politiche, il legislatore ha perseguito una strada straordinariamente coerente: quella della complessità normativa. Troppe norme, troppo complesse, originate da troppe fonti e cambiate troppo velocemente; il risultato è sotto gli occhi di tutti, non solo chi è in crisi, ma anche le aziende che godono di ottima salute hanno un approccio prudente verso l’assunzione di un lavoratore, coscienti dell’enorme carico di costi e burocrazia che accompagna ogni contratto di lavoro.
Un sistema, quindi, che finisce per contrastare l’occupazione regolare, e che necessita di un cambio di direzione importante: non servono nuove regole che, spesso animate da furore ideologico, aumentano la complessità (come accaduto con tutte le riforme degli ultimi anni), ma c’è bisogno di interventi selettivi che demoliscono quella “barriera” di regole e costi inutili che si frappone tra domanda e offerta di lavoro. La riforma Poletti va esattamente in questa direzione, ha il coraggio di fare una scelta semplice e, per questo, estremamente innovativa, andando a toccare i problemi reali e tagliando di netto la burocrazia delle regole.
Come emerge dai primi dati statistici, il mercato del lavoro sembra aver apprezzato questo messaggio, ma ora arriva la sfida più impegnativa: bisogna riuscire a trasformare una buona intuizione in un progetto complessivo.

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