Non è vero che non esiste più la conversione del contratto a termine: hanno sbagliato a scrivere la norma

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Il testo del Decreto Lavoro uscito dal Senato modifica il regime sanzionatorio del lavoro a termine.

Viene introdotta, per i casi di superamento delle soglie numeriche (20% massimo), una sanzione amministrativa a carico del datore di lavoro.

La sanzione è pari al 20% della retribuzione, per ogni mese (o periodo di almeno 15 giorni) di durata del rapporto, per il primo lavoratore assunto in eccesso.

La sanzione sale al 50%, per i lavoratori assunti oltre il tetto quantitativo successivamente al primo.

Gli introiti derivanti dalle nuove sanzioni amministrative al fondo sociale per l’occupazione e la formazione.

Tutti i commentatori hanno evidenziato che con questa norma sarà introdotto un meccanismo sanzionatorio alternativo rispetto a quello, applicato sino ad oggi, della conversione a tempo indeterminato del contratto a termine.

Ebbene, non è vero.

E’ stata introdotta una sanzione amministrativa, ma:

– non è stato in alcun modo previsto che non si applica più il meccanismo giurisprudenziale della conversione del contratto a termine in rapporto a tempo indeterminato;

– non è stato chiarito da nessuna parte che la nuova sanzione ha carattere “esclusivo” oppure “omincomprensivo”;

– è stata introdotta una sanzione “amministrativa”, che non si sovrappone ai rapporti datore di lavoro\lavoratore, i quali possono restare regolati come nel passato.

Abbiamo quindi un sistema nel quale alla sanzione classica (conversione più risarcimento) si aggiunge quella amministrativa.

Può anche andare bene, ma siamo sicuri che chi ha approvato la norma se ne sia accorto?

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