Il labirinto del formalismo: l’analisi de Il Sole 24 su #divietodiassumere – @sole24ore

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Maria Carla De Cesari, Il Sole 24 Ore

C’è un doppio registro nel saggio di Giampiero Falasca «Divieto di assumere Cambiare le regole per rilanciare il lavoro». Giuslavorista, collaboratore del Sole, Falasca propone una rilettura degli ultimi 10-12 anni di legislazione sul lavoro con un approccio tecnico, ma senza tecnicismi esasperati. Il doppio registro è nel ricostruire l’evoluzione delle leggi (con ampio corredo di schede riepilogative) alla luce dei risultati. Emerge laricerca del legislatore di tenere a bada gli istituti e le norme sui rapporti di lavoro o le procedure di risoluzione attraverso i formalismi. L’idea di fondo è: una disciplina articolata, anzi complicata è la via migliore per battere gli abusi o le tentazioni. Insomma, le leggi sul lavoro (visto i risultati l’espressione pare un ossimoro) sono definite più per evitare le patologie o per reprimerle piuttosto che per “governare” le situazioni fisiologiche e per favorire l’occupazione e il superamento delle controversie. Da qui il titolo
del volume (Edizioni Lavoro, 16 euro), che in qualche modo ripropone il pensiero di Marco Biagi: nessun incentivo economico può bilanciare un disincentivo normativo, si ricora nel libro. A questo proposito si può richiamare il caso del bonus per assumere giovani (in particolari condizioni di svantaggio): le imprese, ancora una volta, hanno dovuto fare una prenotazione alla lotteria. Alla fine, il beneficio fino a 6oo euro mensili si è trasformato, per l’esiguità delle risorse e per le modalità di accesso, non in un incentivo ma «in un premio pagato dallo Stato apochi fortunati». A queste condizioni chi potrebbe pianificare di assumere? La legislazione è un sistema logorroico, in continuo cambiamento, che una cosa dice quando esce dalle stanze del Governo, un’altra afferma e prescrive dopo i passaggi parlamentari e, infine, un’altra suggerisce, con le circolari ministeriali. Il quadro è dominato dalla confusione, non solo per i ripensamenti ma anche per il linguaggio oscuro, che si pretende possa essere interpretato dalle circolari, salvo poi essere chiarito dalla lettura del giudice. Tanti cambiamenti- si diceva- che nascondono una mania di protagonismo del legislatore, ma non il coraggio delle scelte. Si prenda il caso delle partite Iva, utilizzate spesso come schermo per un lavoro a tutti gi effetti subordinato. In questo caso si erapartiti con l’idea di legare la presunzione del lavoro dipendente ad alcuni dati oggettivi, più o meno condivisibili, ma tali e tante sono state le eccezioni e le deroghe che il risultato è quello di unanorma che corrisponde più o meno a questa immagine: faccio la faccia feroce, ma non prendetemi sul serio. Purtroppo, di questo passo, la disoccupazione è al 13 per cento.

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