Arrivano gli ammortizzatori sociali per i dipendenti dei partiti

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Arrivano la cassa integrazione guadagni straordinaria e i contratti di solidarietà per i dipendenti dei partiti politici. La novità è contenuta tra le pieghe del decreto legge n. 149/2013, appena convertito in legge dal Parlamento, che ha cancellato il finanziamento pubblico ai partiti, almeno nella forma in cui siamo abituati a conoscerlo. Secondo la nuova normativa, il vecchio sistema di finanziamento (proporzionale ai voti ottenuti) dovrà essere sostituito, a partire dal 2017, da un meccanismo di devoluzione volontaria da parte dei cittadini di una quota pari al 2 per mille delle imposte sul reddito dovute. Il cambiamento di sistema, quando sarà entrata a regime la riforma, avrà un impatto pesante sulle strutture dei partiti; da uno scenario nel quale il valore complessivo delle entrate è conosciuto in anticipo, si passerà a una forma di finanziamento dagli effetti economici del tutto imprevedibili. In questo nuovo contesto, è probabile che ci saranno degli effetti negativi sul personale. Per attutire questi effetti, il decreto estende a questi lavoratori la CIGS e il contratto di solidarietà. Per quanto riguarda il trattamento straordinario di integrazione salariale, la riforma riconosce il diritto ad utilizzare l’ammortizzatore (con i relativi obblighi contributivi) senza alcun correttivo rispetto alla disciplina generale. Questo vuol dire che l’ammortizzatore potrà essere richiesto nei casi di ristrutturazione, riorganizzazione, riconversione, crisi o procedure concorsuali. Questi concetti sono pensati per imprese commerciali, e dovranno essere reinterpretati in modo da potersi applicare ad associazioni non riconosciute quali sono i partiti. Anche per quanto riguarda i contratti di solidarietà, il decreto si limita ad estendere ai partiti l’istituto vigente – in particolare, il contratto difensivo di “tipo A”- senza stabilire regole speciali. I dipendenti di tali soggetti potranno quindi fruire degli incentivi connessi alla riduzione dell’orario di lavoro in misura uguale a quanto previsto per gli altri lavoratori.
Potranno beneficiare di questi ammortizzatori sociali anche le articolazioni e le sezioni territoriali dei partiti; questa precisazione è importante, in quanto la struttura associativa delle organizzazioni politiche presenta molte ramificazioni sul piano territoriale, che rischierebbe di essere tagliate fuori senza una norma di quel tipo.
Sia per la CIGS che per i contratti di solidarietà, l’utilizzo dell’ammortizzatore deve essere preceduto da un accordo sindacale. A tale riguardo, potrebbe porsi il problema dell’individuazione degli agenti negoziali abilitati a negoziare l’intesa collettiva, perché molti partiti non hanno rappresentanze sindacali al proprio interno, e non applicano alcun contratto collettivo, limitandosi ad adottare regolamenti interni. In questo scenario, dovranno essere elette delle RSA, oppure dovranno essere coinvolte le rappresentanze collettive operanti in settori che possono considerarsi affini (ad esempio, il terziario). Questo aspetto avrebbe dovuto essere curato meglio in fase di stesura del decreto, perché potrebbe rendere difficile la procedura di accesso all’ammortizzatore.

Giampiero Falasca, Il Sole 24 Ore

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