Mauro Soldera
Sarà stato l’eccesso di pioggia che ti costringe al chiuso, sarà stato l’eccesso di cibo e vino di un fine settimana in famiglia a festeggiare compleanni, sarà stato il numero infinito di parole lette e ascoltate sul tema del lavoro – parole senza fatti -, sarà la progressiva perdita di lucidità dopo anni di cronaca politica insulsa; qualcosa sarà pur stato, comunque mi è venuto così, niente di serio. Poi, almeno io, mi taccio.
DECALOGO PER IL LAVORO
Sommessamente, solo qualche regola sana e di puro buon senso con cui confrontarsi prima di impostare un’ennesima riforma del lavoro.
1) Il lavoro lo fa l’economia, non lo fanno le regole giuslavoristiche
2) Gli incentivi economici temporanei, per categorie, settori o territori distraggono attenzione e risorse dai problemi veri e dalle loro soluzioni
3) Il numero delle norme e la complessità del sistema, alla fine, sono inversamente proporzionali alla tutela dei lavoratori
4) Se è più conveniente non lavorare rispetto a lavorare c’è qualcosa che non va
5) Non siamo un contesto maturo per digerire clausole generali che, alla fine, lasciano ai giudici il compito/potere di definire i contenuti – causale del contratto a termine docet
6) Le norme che puniscono tutti per l’incapacità dell’ordinamento e dei controllori di scovare e punire i colpevoli arrecano un doppio danno
7) Il merito deve permeare tutto il complesso delle regole
8) La stabilità (del lavoro) nasce dalle competenze non dagli obblighi di legge, ancor meno dalle vuote petizioni di principio
9) La scuola deve essere lavoro, il lavoro deve essere scuola
10) Un ordinamento che incentiva e difende la conservazione dell’esistente condanna al declino. Che lo si accetti o no, solo evolvendo si conservo (e si innalza) il livello dei diritti e dei redditi
Infine,
11) I tratti comuni nei successi del nostro Paese sono l’individualità ed il localismo: ogni complesso di norme che si pongano in contrasto con essi è destinato ad essere disatteso e ad incrinare ulteriormente il patto sociale