Incentivi e lavoro, ogni Regione fa da sola. Il successo della “Dote Unica” lombarda

Posted by

Le esperienze regionali in materia di politiche attive del lavoro forniscono indicazioni contrastanti. L’affidamento alle Regioni della competenza a regolare e gestire questa materia ha avuto sicuramente il merito di favorire l’emersione di buone prassi che possono costituire un modello di riferimento per tutto il territorio nazionale. Ma un sistema così frammentato contiene anche dei rischi: la mancanza di una programmazione unica nazionale, infatti, impedisce di creare un’agenda condivisa delle priorità e delle azioni. Le iniziative delle regioni sono molto diverse per gli strumenti utilizzati e i risultati ottenuti. Il caso sicuramente più rilevante è quello della dote unica della Regione Lombardia. Si tratta di un sistema di incentivazione unico nel suo genere, in quanto rovescia la vecchia logica del finanziamento a pioggia verso le strutture pubbliche, in favore di un meccanismo molto più impegnativo ed efficiente. Nel sistema della dote, ciascun soggetto che entra in contatto con i servizi per l’impiego ha diritto di fruire di un pacchetto di servizi finalizzati al proprio inserimento lavorativo. Questi servizi possono essere erogati da strutture pubbliche o private, senza distinzioni, e sono pagati dalla Regione (mediante il voucher) soltanto se il risultato viene raggiunto, sulla base di costi standardizzati e predefiniti. Le prime analisi statistiche dimostrano che il sistema sta funzionando, e non sembra azzardato ipotizzare sin d’ora che diventerà presto un modello di riferimento per tutte le altre regioni e per lo stesso legislatore nazionale, che da anni cerca di individuare dei modelli organizzativi nuovi ed efficenti per i servizi per l’impiego. Molto interesanti anche le misure predisposte dalla Regione Lazio dove, superando una situazione di grave ritardo progettuale ed amministrativo, sono state messe in campo misure importanti per ampiezza e risorse: si va al sostegno dell’occupazione giovanile alla creazione d’impresa, senza dimenticare i tirocini e la stabilizzazione dei lavoratori precari. Altra sperimentazione degna di nota è quella della Provincia di Trento, dove viene riconosciuto il reddito di qualificazione, un’indennità destinata ai giovani con meno di 36 anni, che, in accordo con il datore di lavoro, sospendono o riducono di almeno il 50% l’attività lavorativa per riprendere gli studi. La tecnica del sostegno economico per l’inserimento lavorativo di specifici target è quella maggiormente ricorrente nelle altre esperienze. Le categorie suscettibili di percepire l’incentivo variano per territorio: gli over 55 nella Provincia di Bolzano, gli under 35 in Emilia Romagna, le donne over 40 e i disoccupati ultracinquantenni in Toscana, e così via. Come si vede, i target sono molto diversi da una regione all’altra, con il risultato che è dificile individuare a livello generale quali sono gli obiettivi che, a livello nazionale, il nostro sistema individua come prioritari e strategici. È un limite importante che va superato presto, partendo dalle esperienze già esistenti: il modello della dote unica, ad esempio, può consentire di abbandonare la tecnica dei target predefinti, valorizzando la domanda effettiva di tutela espressa dal mercato del lavoro.

Rispondi