Qualche idea nuova sul lavoro da Renzi. Ma speriamo che non proponga ancora di reinventare la ruota.

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Matteo Renzi, in un’intervista rilasciata oggi al Messaggero, lancia la proposta di riscrivere in profondità le regole del lavoro. Il sindaco di Firenze parte dall’idea, giusta, che molte regole siano ormai obsolete, e dalla considerazione, altrettanto giusta, che la legislazione odierna sia troppo complessa.
Le soluzioni proposte sono, tuttavia, ancora un pò fumose.
Si parla di rivedere lo Statuto dei lavoratori: abbiamo ben chiara la portata, sul piano simbolico, di tale proposta, ma dobbiamo anche dirci con onestà che, se si esclude l’articolo 18, oggi il 99,99% delle problematiche normative sul lavoro sta altrove, non certo nello Statuto dei lavoratori.
Renzi propone poi di fare un codice del lavoro di 60-70 articoli, traducibili in inglese. Non ci vuole molto per scorgere in queste parole un vecchio cavallo di battaglia di Pietro Ichino, che ha già elaborato qualcosa del genere.
L’idea appare affascinante ma rischia di avere gli stessi problemi di altre grandi riforme sul lavoro approvate in questi anni.
Se ogni due o tre anni si pretende di riscrivere le regole da zero – Pacchetto Treu, legge Biagi, protocollo Welfare, Legge Fornero – il sistema non si stabilizza ma, le imprese sono disorientate, le norme non si capiscono e il contenzioso aumenta.
La scrittura di un codice del lavoro avrebbe il sapore di un’iniziativa molto ideologica ma poco utile per il mercato del lavoro, che subirebbe l’ennesimo blocco in attesa della riforma, dei decreti attuativi, delle prime sentenze, e così via.
Si potrebbe arrivare agli stessi risultati citati da Renzi – che ha il grande merito di intercettare un bisogno reale – con strumenti forse meno scenografici ma sicuramente più incisivi.
Ad esempio, si potrebbe creare un piano straordinario di semplificazione, volto a cancellare le 100 norme sul lavoro che creano solo adempimenti senza dare tutele. La lista sarebbe facile dal compilare: il capofila sarebbe la causale dei contratti a termine, ci sarebberop poi quella miriade di regole e regolette che burocratizzano ogni percorso lavorativo.
Insomma, semplificare va bene, ma va fatto in maniera semplice.

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