La disdetta del contratto dei bancari: che succede ora?

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Cristina Casadei, Il Sole 24 Ore, 18 settembre 2013

Un nuovo modello di contratto dei bancari che nasca da una trattativa che non sia di manutenzione ma che riscriva tutto l’impianto contrattuale. Con la disdetta del ccnl del 19 gennaio 2012, in anticipo di 10 mesi rispetto alla naturale data di scadenza, l’effetto voluto da Abi sembra lo stesso che hanno causato le nuove tecnologie sul lavoro dei bancari. Il sindacato ha già risposto alla disdetta unitariamente con uno sciopero ed è sul piede di guerra.

Ha fatto molto rumore la scelta dell’Associazione bancaria italiana. Il significato concreto è la stessa Abi a spiegarlo nella lettera indirizzata ai sindacati quando scrive che non intende prorogare il ccnl del 19 gennaio 2012, «in difetto di auspicabili accordi, oltre la data di scadenza». Questo significa che i bancari potranno stare tranquilli che l’accordo passato alla storia come quello dell’orario lungo, sarà il contratto di lavoro a cui fare riferimento fino al 30 giugno del 2014. A meno che le parti non raggiungano l’intesa su un nuovo contratto prima. Poi però c’è il rischio di ritrovarsi senza contratto, se non se ne sigla subito uno.

«Le attuali regole del contratto dei bancari prevedono che la disdetta del contratto debba essere data con sei mesi di anticipo. Altrimenti vi è il rinnovo tacito per un triennio e quindi il vecchio contratto rivale per tre anni», spiega Giampiero Falasca, responsable del dipartimento lavoro dello studio legale Dlapiper. In questo caso particolare però Abi ha disdettato il contratto con dieci mesi di anticipo e quindi «se entro il 30 giugno del 2014 le parti non raggiungono una nuova intesa e non firmano un nuovo contratto, a partire dal 1° luglio del 2014 le aziende non hanno più l’obbligo di applicare il ccnl del 19 gennaio 2012».

Teoricamente, quindi, le banche potrebbero regolare unilateralmente il rapporto di lavoro.

A 360°, quindi dagli orari, agli inquadramenti, alle retribuzioni? Non proprio perché si devono pur sempre fare i conti con la giurisprudenza e la Costituzione. Per esempio «l’azienda non potrebbe ridurre i trattamenti economici perché secondo l’articolo 36 della Costituzione la retribuzione deve essere proporzionata e sufficiente al lavoro svolto e quindi il metro è il vecchio contratto di lavoro», osserva Falasca. Sul fronte della retribuzione, almeno quella prevista dal contratto, le conseguenze non sarebbero enormi.

Ci sarebbe però il problema di dover regolare nuovamente tutto il rapporto di lavoro.

Un’ipotesi che non conviene ai lavoratori, perché «tutta una serie di istituti e voci storiche di origine contrattuale rischiano di andare persi». Ma non conviene neppure alle banche perché «è un grande problema tecnico regolare tutto il rapporto di lavoro con una fonte diversa dal ccnl», spiega Falasca.

Per quale motivo allora viene disdetto il contratto del credito? Anche in questo caso la risposta si trova nella lettera consegnata ai sindacati. E cioè per avviare «una riflessione approfondita finalizzata ad una complessiva revisione dei contratti di lavoro in vigore».

Quindi le banche vogliono un nuovo modello di contratto e tra le righe spiegano che la trattativa che chiedono di avviare con il sindacato non sarà di manutenzione. Scegliendo di disdettare il contratto, con l’effetto di non prorogare lo stesso oltre il 30 giugno del 2014, Abi ha accelerato la partenza del negoziato verso un nuovo modello di contratto. Dettando date e scadenze.

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