Il tanto decantato accordo per il lavoro flessibile nell’Expo 2015 contiene aspetti positivi ed altri che possono creare grossi problemi tecnici.
E’ positivo l’impianto con cui viene costruito l’apprendistato, breve, adatto all’evento, semplice da usare e con formazione pertinente.
Meno positivo – e anzi foriero di possibili problemi futuri – l’impianto del lavoro a termine e della somministrazione.
L’accordo “decide” che, per l’evento Expo, l’azienda potrà usare una causale predefinita. Questa decisione non ha alcun sostegno normativo; la legge infatti consente alle parti sociali di decidere quando la causale non serve, mentre non prevede alcuna facoltà di predeterminare causali valide a priori.
In passato ci hanno provato altre aziende (es. le Poste) con risultati nefasti, in termini di contenzioso.
Le parti qui, pur di non toccare l’insensato totem della causale, imboccano una strada apparentemente comoda ma, come detto, piena di insidie.
Ancora più problematica la parte sugli stage. Viene sostanzialmente certificato che gli stagisti svolgeranno prestazioni di lavoro subordinato, ma saranno pagati meno degli altri.
Questo sarebbe il modello da usare per le future relazioni industriali, come pomposamente ha annunciato Enrico Letta?
Ci permettiamo di sollevare qualche dubbio, al riguardo.
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