Expo, molto rumore per poco

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Mauro Soldera

A leggere i commenti istituzionali – ma anche semplicemente giornalistici – sul recente “Accordo Expo” verrebbe da pensare che davvero e finalmente qualcosa si stia muovendo nel difficile campo del lavoro.
Ancora di più se si coglie lo spunto per cui l’accordo sia il viatico per positivi interventi legislativi nel prossimo (affollato) autunno.
Ma per valutare seriamente i motivi di sollievo bisogna analizzare i contenuti dell’Accordo. Lo faccio qui limitatamente alle disposizioni sul mercato del lavoro.
A riguardo l’Accordo prevede: 1) l’integrazione – in ottica di apprendistato – delle qualifiche professionali già previste nel CCNL Terziario per renderle funzionali alle particolari attività di Expo, con annessa disciplina di durata, inquadramento e contenuti formativi; 2) una riserva del 10% sulla forza lavoro da impiegare, a favore di lavoratori in mobilità, in cassa integrazione, disoccupati o inoccupati; 3) la pre-definizione di una causale per il ricorso al contratto a termine e di somministrazione a termine, oltre alla possibilità di ricorrere a questi strumenti contrattuali fino all’80% dell’organico complessivo e per una durata compresa tra i 6 (minimo) e 12 (massimo) mesi; 4) un futuro confronto tra le Parti per definire specifiche soluzioni in tema di organizzazione del lavoro durante l’evento e per definire percorsi di ricollocazione una volta terminato l’evento; 5) la verifica dell’ammissibilità del ricorso a stage per un periodo fino a 7 mesi e fino al 60% dell’organico complessivo.
Il tutto rispetto ad un programma di impiego che, a regime, dovrebbe raggiungere le 800 unità.
Ad usare franchezza sono capace di un solo commento: i proclami ed i brindisi su tanto poco servono solo a dare la misura del buio profondo in cui ci muoviamo.
Siamo seri, di cosa ci si dovrebbe rallegrare?
Del fatto che un contratto collettivo nazionale sia stato integrato in tema di apprendistato, vista l’inadeguatezza rispetto alle esigenze specifiche? (Senza considerare l’effettiva tenuta dell’intervento rispetto alle disposizioni del Testo Unico apprendistato).
Del fatto che un evento temporaneo (ed eccezionale) sia stato riconosciuto come legittimo presupposto per stipulare contratti a termine e di somministrazione a termine? Certo, con un cospicuo innalzamento del limite quantitativo, ma che ne sarà di quel 20% a tempo indeterminato finito l’evento?
Del fatto che, nelle poche volte in cui di questi tempi si prevedono assunzioni, si tengano in considerazioni le persone in difficoltà occupazionale?
Oppure del fatto che il confronto tra le parti continuerà sull’organizzazione del lavoro, su percorsi di ricollocazione e sul ricorso agli stage?
A scendere sempre più giù, forse bisogna rallegrarsi del solo fatto che le parti sociali, pur in un contesto limitato ed eccezionale, siano state in grado di giungere ad un accordo, visto che quando si tratta di scrivere norme di legge pare impossibile.
Non rimane che sperare che l’autunno porti ben altri doni. Certo è che qui si sta vivendo sperando e come si dice…

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