Marco Proietti
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Negli ultimi mesi sono state introdotte alcune interessanti novità in materia di appalti pubblici, siano essi per lavori, servizi o forniture, con l’intento di semplificare il rapporto con la Pubblica Amministrazione e garantire la maggiore trasparenza possibile.
In primo luogo, la “white list” delle imprese.
Con il D.P.C.M. 15.7.2013, n. 164, il Legislatore ha fissato le regole per la creazione della “white list” per le imprese non soggette ad infiltrazione mafiosa cercando di garantire una maggiore regolarità nelle procedure di affidamento degli appalti pubblici che, soprattutto quelli per lavori, rischiano frequentemente di essere oggetto di interesse da parte di organizzazioni criminali; la materia, per altro, non è nuova nel settore, già con la l. 136/2010 si erano stabiliti alcuni determinati obblighi per quanto riguardava la c.d. “certificazione antimafia” di cui doveva (e deve) essere in possesso un’azienda che partecipa a gare di appalti pubblici, nonché la successiva l. 190/2012 ha risolto alcune importanti questioni in materia – per l’appunto – di infiltrazione mafiosa.
Seguendo il percorso, quindi, avviato nel segno della trasparenza amministrativa, il Legislatore ha stabilito in estrema sintesi che:
a) presso ciascuna Prefettura, viene istituito un elenco di fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti al tentativo di infiltrazione mafiosa, suddivisi secondo settori di attività delle varie aziende;
b) l’iscrizione all’elenco è volontaria e va promossa tramite istanza alla Prefettura di riferimento che verifica se l’azienda non ha subito tentativi di infiltrazione mafiosa e se, inoltre, la stessa non sia incorsa in una delle cause di decadenza, sospensione e divieto di cui all’art. 67 del Codice antimafia;
c) tali controlli vengono effettuati attraverso la Banca Dati Nazionale Unica e l’elenco delle aziende viene pubblicato on line sul sito della Prefettura;
d) l’azienda, pena la cancellazione dall’elenco, deve comunicare alla Prefettura ogni modifica dell’assetto societario entra 30 giorni dall’adozione dell’atto o dalla stipula di un contratto che determini tale modifica.
In secondo luogo, le novità introdotte dal Decreto “del Fare”.
Con il D.L. 21.6.2013, n. 69, sono state introdotte due distinte modifiche alla disciplina degli appalti pubblici destinate a far discutere; la prima modifica riguarda la modifica alla Legge Merloni e il ritorno alla possibilità per le Stazioni Appaltanti di concedere ai fornitori un anticipo del 10% sull’importo totale stabilito nel contratto di appalto: tale situazione dovrebbe generare una più facile circolazione delle risorse, soprattutto in ragione del fatto che molte imprese si trovano a dover affrontare l’esecuzione di appalti pubblici con la consapevolezza di pagamenti ben oltre i 180 giorni.
Maggiore liquidità, dunque, e probabile boccata d’ossigeno per le aziende.
La seconda modifica, invece, sembra remare contro la semplificazione in quanto stabilisce – seppur ancora solo a livello teorico – la nascita del c.d. DURT ovvero il Documento Unico di Regolarità Tributaria tramite il quale l’appaltatore può essere esonerato dalla responsabilità solidale con il subappaltatore per il versamento delle ritenute sui redditi di lavoro dipendente; in precedenza, ed ancora oggi, l’esonero avviene solo con l’autocertificazione da parte del subappaltatore mentre con il DURT “dovrebbe” non essere più necessaria: il condizionale è d’obbligo poiché, allo stato attuale, non è chiarito ancora se l’autocertificazione vada definitivamente in soffitta oppure no.
Parte del mondo imprenditoriale, comunque, ha già bocciato il DURT. Troppo complesso, troppa burocrazia, tenuto conto che il documento viene rilasciato dall’Agenzia delle Entrate che – evidentemente oberata di lavoro – potrebbe impiegare molto tempo per il rilascio delle certificazione e che, nelle more, appaltatore e subappaltatore decidano di non pagare il corrispettivo della prestazione.
Come visto quindi, le modifiche introdotte sono eterogenee e non tutte ugualmente apprezzate: ciò che invece si chiede sempre più a gran voce è una forte semplificazione e riduzione della burocrazia, al fine di avere poche regole, chiare e valide per tutti.