Scheda: il testo della legge Fornero dopo il decreto 76/2013

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 A cura di Alessia Augelletta

 

 

Vecchio testo L. 28 giugno 2012 n. 92

 

 

Nuovo testo L. 28 giugno 2012 n. 92

 

Art. 1 c. 3 : “Il sistema di   cui al comma 2 assicura, con cadenza almeno annuale, rapporti sullo stato di   attuazione delle singole misure, sulle conseguenze in termini microeconomici   e macroeconomici, nonché sul grado di effettivo conseguimento delle finalità   di cui al comma 1. Il sistema assicura altresì elementi conoscitivi   sull’andamento dell’occupazione femminile, rilevando, in particolare, la corrispondenza   dei livelli retributivi al principio di parità di trattamento. Dagli esiti   del monitoraggio e della valutazione di cui ai commi da 2 a 6 sono desunti   elementi per l’implementazione ovvero per eventuali correzioni delle misure e   degli interventi introdotti dalla presente legge, anche alla luce   dell’evoluzione del quadro macroeconomico, degli andamenti produttivi, delle   dinamiche del mercato del lavoro e, più in generale, di quelle sociali”. Art. 1 c. 3 : “Il sistema di   cui al comma 2 assicura, con cadenza almeno annuale, rapporti sullo stato di   attuazione delle singole misure, sulle conseguenze in termini microeconomici   e macroeconomici, nonché sul grado di effettivo conseguimento delle finalità   di cui al comma 1. Il sistema assicura altresì elementi conoscitivi   sull’andamento dell’occupazione femminile, rilevando, in particolare, la   corrispondenza dei livelli retributivi al principio di parità di trattamento nonché sugli effetti determinati dalle   diverse misure sulle dinamiche intergenerazionali. Dagli esiti del   monitoraggio e della valutazione di cui ai commi da 2 a 6 sono desunti   elementi per l’implementazione ovvero per eventuali correzioni delle misure e   degli interventi introdotti dalla presente legge, anche alla luce   dell’evoluzione del quadro macroeconomico, degli andamenti produttivi, delle   dinamiche del mercato del lavoro e, più in generale, di quelle sociali”.
Art. 1 c. 9 :  “Al decreto legislativo 6 settembre   2001, n. 368, sono apportate le seguenti modificazioni:a)  all’articolo 1, il comma 01 è   sostituito dal seguente:

«01. Il contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato costituisce   la forma comune di rapporto di lavoro»;

b)  all’articolo 1, dopo il comma 1   è inserito il seguente:

«1-bis. Il requisito di cui al comma 1 non è richiesto nell’ipotesi del   primo rapporto a tempo determinato, di durata non superiore a dodici mesi,   concluso fra un datore di lavoro o utilizzatore e un lavoratore per lo   svolgimento di qualunque tipo di mansione, sia nella forma del contratto a   tempo determinato, sia nel caso di prima missione di un lavoratore   nell’ambito di un contratto di somministrazione a tempo determinato ai sensi   del comma 4 dell’articolo 20 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n.   276. I contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali dei   lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul   piano nazionale possono prevedere, in via diretta a livello interconfederale   o di categoria ovvero in via delegata ai livelli decentrati, che in luogo dell’ipotesi   di cui al precedente periodo il requisito di cui al comma 1 non sia richiesto   nei casi in cui l’assunzione a tempo determinato o la missione nell’ambito   del contratto di somministrazione a tempo determinato avvenga nell’ambito di   un processo organizzativo determinato dalle ragioni di cui all’articolo 5,   comma 3, nel limite complessivo del 6 per cento del totale dei lavoratori   occupati nell’ambito dell’unità produttiva»;

c) all’articolo 1, comma 2, le parole: «le ragioni di cui al comma 1»   sono sostituite dalle seguenti: «le ragioni di cui al comma 1, fatto salvo   quanto previsto dal comma 1-bis relativamente alla non operatività del   requisito della sussistenza di ragioni di carattere tecnico, organizzativo,   produttivo o sostitutivo»;

d) all’articolo 4, dopo il comma 2 è aggiunto il seguente:

«2-bis. Il contratto a tempo determinato di cui all’articolo 1, comma   1-bis, non può essere oggetto di proroga»;

e) all’articolo 5, comma 2, le parole: «oltre il ventesimo giorno» sono   sostituite dalle seguenti: «oltre il trentesimo giorno» e le parole: «oltre   il trentesimo giorno» sono sostituite dalle seguenti: «oltre il cinquantesimo   giorno»;

f) all’articolo 5, dopo il comma 2 è inserito il seguente:

«2-bis. Nelle ipotesi di cui al comma 2, il datore di lavoro ha l’onere   di comunicare al Centro per l’impiego territorialmente competente, entro la   scadenza del termine inizialmente fissato, che il rapporto continuerà oltre   tale termine, indicando altresì la durata della prosecuzione. Le modalità di   comunicazione sono fissate con decreto di natura non regolamentare del   Ministero del lavoro e delle politiche sociali da adottare entro un mese   dalla data di entrata in vigore della presente disposizione»; (8)

g) all’articolo 5, comma 3, le parole: «dieci giorni» sono sostituite   dalle seguenti: «sessanta giorni» e le parole: «venti giorni» sono sostituite   dalle seguenti: «novanta giorni»;

h) all’articolo 5, comma 3, sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi:   «I contratti collettivi di cui all’articolo 1, comma 1-bis, possono   prevedere, stabilendone le condizioni, la riduzione dei predetti periodi,   rispettivamente, fino a venti giorni e trenta giorni nei casi in cui   l’assunzione a termine avvenga nell’ambito di un processo organizzativo   determinato: dall’avvio di una nuova attività; dal lancio di un prodotto o di   un servizio innovativo; dall’implementazione di un rilevante cambiamento   tecnologico; dalla fase supplementare di un significativo progetto di ricerca   e sviluppo; dal rinnovo o dalla proroga di una commessa consistente. In   mancanza di un intervento della contrattazione collettiva, ai sensi del   precedente periodo, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali,   decorsi dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente   disposizione, sentite le organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori   di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, provvede   a individuare le specifiche condizioni in cui, ai sensi del periodo   precedente, operano le riduzioni ivi previste. I termini ridotti di cui al   primo periodo trovano applicazione per le attività di cui al comma 4-ter e in   ogni altro caso previsto dai contratti collettivi stipulati ad ogni livello   dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano   nazionale»; (3)

i) all’articolo 5, comma 4-bis, al primo periodo sono aggiunte, in fine,   le seguenti parole: «; ai fini del computo del periodo massimo di trentasei   mesi si tiene altresì conto dei periodi di missione aventi ad oggetto   mansioni equivalenti, svolti fra i medesimi soggetti, ai sensi del comma   1-bis dell’articolo 1 del presente decreto e del comma 4 dell’articolo 20 del   decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, e successive modificazioni,   inerente alla somministrazione di lavoro a tempo determinato».

 

Art. 1 c. 9 : “Al decreto   legislativo 6 settembre 2001, n. 368, come modificato in particolare dalla   legge 28 giugno 2012, n. 92, sono apportate le seguenti modificazioni:a)  all’articolo 1, il comma 01 è   sostituito dal seguente:

«01. Il contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato costituisce   la forma comune di rapporto di lavoro»;

b) all’articolo 1, il comma 1-bis è sostituito dal seguente: “1-bis. Il   requisito di cui al comma 1 non è richiesto: a) nell’ipotesi del primo   rapporto a tempo determinato, di durata non superiore a dodici mesi, concluso   fra un datore di lavoro o utilizzatore e un lavoratore per lo svolgimento di   qualunque tipo di mansione, sia nella forma del contratto a tempo   determinato, sia nel caso di prima missione di un lavoratore nell’ambito di   un contratto di somministrazione a tempo determinato ai sensi del comma 4   dell’articolo 20 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276;

b) in ogni altra   ipotesi individuata dai contrati collettivi, anche aziendali, stipulati dalle   organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro   comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.”;

c) all’articolo 1, comma 2, le parole: «le ragioni di cui al comma 1»   sono sostituite dalle seguenti: «le ragioni di cui al comma 1, fatto salvo   quanto previsto dal comma 1-bis relativamente alla non operatività del   requisito della sussistenza di ragioni di carattere tecnico, organizzativo,   produttivo o sostitutivo»;

d) [il comma 2 bis,   art. 4 l. n. 368/2001 è abrogato];

e) all’articolo 5 al   comma 2, dopo le parole “se il rapporto di lavoro”, sono inserite le seguenti   “,instaurato anche ai sensi dell’articolo 1, comma 1-bis,”;

f) [il comma 2-bis,   art. 5 l. n. 368/2001 è abrogato];

g) il comma 3 è   sostituito dal seguente “3. Qualora il lavoratore venga riassunto a termine,   ai sensi dell’articolo 1, entro un periodo di dieci giorni dalla data di   scadenza di un contratto di durata fino a sei mesi, ovvero venti giorni dalla   data di scadenza di un contratto di durata superiore ai sei mesi, il secondo   contratto si considera a tempo indeterminato. Le disposizioni di cui al   presente comma non trovano applicazione nei confronti dei lavoratori   impiegati nelle attività stagionali di cui al comma 4-ter nonché in relazione   alle ipotesi individuate dai contratti collettivi, anche aziendali, stipulati   dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro   comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.”;

i) all’articolo 5, comma 4-bis, al primo periodo sono aggiunte, in fine,   le seguenti parole: «; ai fini del computo del periodo massimo di trentasei   mesi si tiene altresì conto dei periodi di missione aventi ad oggetto   mansioni equivalenti, svolti fra i medesimi soggetti, ai sensi del comma   1-bis dell’articolo 1 del presente decreto e del comma 4 dell’articolo 20 del   decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, e successive modificazioni,   inerente alla somministrazione di lavoro a tempo determinato».

 

Art. 1 c. 10 : “Al decreto   legislativo 10 settembre 2003, n. 276, sono apportate le seguenti   modificazioni:- all’articolo 13, comma 1, lettera a), sono soppresse le parole da: «in   deroga» fino a: «ma»;

–  al comma 4 dell’articolo 20,   dopo il primo periodo è inserito il seguente: «È fatta salva la previsione di   cui al comma 1-bis dell’articolo 1 del decreto legislativo 6 settembre 2001,   n. 368»;

–  all’articolo 23, il comma 2 è   abrogato”.

Art. 1 c. 10 : “Al decreto   legislativo 10 settembre 2003, n. 276, sono apportate le seguenti   modificazioni: All’art. 10: – al comma 1, dopo la   lettera c bis), è inserita la seguente: “c ter) i rapporti instaurati ai   sensi dell’articolo 8, comma 2, della legge 23 luglio 1991, n. 223”;

– [il comma 6, art. 10   l. n. 368/2001 è abrogato];

– al comma 7, le   parole: “stipulato ai sensi dell’articolo 1, comma 1” sono sostituite dalle   seguenti: “stipulato ai sensi dell’articolo 1, commi 1 e 1-bis”.

– all’articolo 13, comma 1, lettera a), sono soppresse le parole da: «in   deroga» fino a: «ma»;

– al comma 4 dell’articolo 20, dopo il primo periodo è inserito il   seguente: «È fatta salva la previsione di cui al comma 1-bis dell’articolo 1   del decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368»;

– all’articolo 23, il comma 2 è abrogato”.

Art. 1 c. 21 : Al decreto   legislativo 10 settembre 2003, n. 276, sono apportate le seguenti   modificazioni:a)  all’articolo 34:

1)  al comma 1, le parole: «ai   sensi dell’articolo 37» sono soppresse;

2)  il comma 2 è sostituito dal   seguente:

«2. Il contratto di lavoro intermittente può in ogni caso essere concluso   con soggetti con più di cinquantacinque anni di età e con soggetti con meno   di ventiquattro anni di età, fermo restando in tale caso che le prestazioni   contrattuali devono essere svolte entro il venticinquesimo anno di età»;

b)  all’articolo 35 è aggiunto, in   fine, il seguente comma:

«3-bis. Prima dell’inizio della prestazione lavorativa o di un ciclo   integrato di prestazioni di durata non superiore a trenta giorni, il datore   di lavoro è tenuto a comunicarne la durata con modalità semplificate alla   Direzione territoriale del lavoro competente per territorio, mediante sms, o   posta elettronica. Con decreto di natura non regolamentare del Ministro del   lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro per la pubblica   amministrazione e la semplificazione, possono essere individuate modalità   applicative della disposizione di cui al precedente periodo, nonché ulteriori   modalità di comunicazione in funzione dello sviluppo delle tecnologie. In   caso di violazione degli obblighi di cui al presente comma si applica la   sanzione amministrativa da euro 400 ad euro 2.400 in relazione a ciascun   lavoratore per cui è stata omessa la comunicazione. Non si applica la   procedura di diffida di cui all’articolo 13 del decreto legislativo 23 aprile   2004, n. 124»;

c)  l’articolo 37 è abrogato.

Art. 1 c. 21 : Al decreto   legislativo 10 settembre 2003, n. 276, come modificato in particolare dalla   legge 28 giugno 2012, n. 92, sono apportate le seguenti modificazioni:a)  all’articolo 34:

– al comma 1, le parole: «ai sensi dell’articolo 37» sono soppresse;

– il comma 2 è sostituito dal seguente:

«2. Il contratto di lavoro intermittente può in ogni caso essere concluso   con soggetti con più di cinquantacinque anni di età e con soggetti con meno   di ventiquattro anni di età, fermo restando in tale caso che le prestazioni   contrattuali devono essere svolte entro il venticinquesimo anno di età»;

– all’articolo 34,   dopo il comma 2, è inserito il seguente: “2-bis. In ogni caso, il contratto   di lavoro intermittente è ammesso, per ciascun lavoratore, per un periodo   complessivamente non superiore alle quattrocento giornate di effettivo lavoro   nell’arco di tre anni solari. In caso di superamento del predetto periodo il   relativo rapporto si trasforma in un rapporto di lavoro a tempo pieno e   indeterminato.”;

– all’articolo 35 è aggiunto, in fine, il seguente comma:

«3-bis. Prima dell’inizio della prestazione lavorativa o di un ciclo   integrato di prestazioni di durata non superiore a trenta giorni, il datore   di lavoro è tenuto a comunicarne la durata con modalità semplificate alla   Direzione territoriale del lavoro competente per territorio, mediante sms, o   posta elettronica. Con decreto di natura non regolamentare del Ministro del   lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro per la pubblica   amministrazione e la semplificazione, possono essere individuate modalità   applicative della disposizione di cui al precedente periodo, nonché ulteriori   modalità di comunicazione in funzione dello sviluppo delle tecnologie. In   caso di violazione degli obblighi di cui al presente comma si applica la   sanzione amministrativa da euro 400 ad euro 2.400 in relazione a ciascun   lavoratore per cui è stata omessa la comunicazione. Non si applica la   procedura di diffida di cui all’articolo 13 del decreto legislativo 23 aprile   2004, n. 124»;

all’articolo 35, comma 3-bis, è   aggiunto, in fine, il seguente periodo: “La sanzione di cui al presente comma   non trova applicazione qualora, dagli adempimenti di carattere contributivo   precedentemente assolti, si evidenzi la volontà di non occultare la   prestazione di lavoro.”;

–  l’articolo 37 è abrogato;

– all’articolo 61,   comma 1, le parole: “esecutivi o ripetitivi” sono sostituite dalle seguenti:   “esecutivi e ripetitivi”;

– all’articolo 62 sono   eliminate le seguenti parole: “, ai fini della prova”;

– all’articolo 70,   comma 1, sono eliminate le seguenti parole: “di natura meramente   occasionale”;

– all’articolo 72, il   comma 4-bis è sostituito dal seguente: “In considerazione delle particolari e   oggettive condizioni sociali di specifiche categorie di soggetti correlate   allo stato di disabilità, di detenzione, di tossicodipendenza o di fruizione   di ammortizzatori sociali per i quali è prevista una contribuzione   figurativa, utilizzati nell’ambito di progetti promossi da amministrazioni   pubbliche, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con proprio   decreto, può stabilire specifiche condizioni, modalità e importi dei buoni   orari”;

 Art. 1, c. 22 : “I contratti di   lavoro intermittente già sottoscritti alla data di entrata in vigore della   presente legge, che non siano compatibili con le disposizioni di cui al comma   21, cessano di produrre effetti decorsi dodici mesi dalla data di entrata in   vigore della presente legge”.  Art. 1, c. 22 : “I contratti di   lavoro intermittente già sottoscritti alla data di entrata in vigore della   presente legge, che non siano compatibili con le disposizioni di cui al comma   21, cessano di produrre effetti al 1°   gennaio 2014“.
Art. 1, c. 30 : “I rapporti di   associazione in partecipazione con apporto di lavoro instaurati o attuati   senza che vi sia stata un’effettiva partecipazione dell’associato agli utili   dell’impresa o dell’affare, ovvero senza consegna del rendiconto previsto   dall’articolo 2552 del codice civile, si presumono, salva prova contraria, rapporti   di lavoro subordinato a tempo indeterminato. La predetta presunzione si   applica, altresì, qualora l’apporto di lavoro non presenti i requisiti di cui   all’articolo 69-bis, comma 2, lettera a), del decreto legislativo 10   settembre 2003, n. 276, introdotto dal comma 26 del presente articolo.” Art. 1, c. 30 : “Ai fini di cui al comma 2,   lettera a), numero 2) si computano esclusivamente le giornate di   effettivo lavoro prestate successivamente all’entrata in vigore della   presente disposizione.” 
Art. 1, c. 40 : “L’articolo 7   della legge 15 luglio 1966, n. 604, è sostituito dal seguente:«Art. 7. – 1. Ferma l’applicabilità, per il licenziamento per giusta   causa e per giustificato motivo soggettivo, dell’articolo 7 della legge 20   maggio 1970, n. 300, il licenziamento per giustificato motivo oggettivo di   cui all’articolo 3, seconda parte, della presente legge, qualora disposto da   un datore di lavoro avente i requisiti dimensionali di cui all’articolo 18,   ottavo comma, della legge 20 maggio 1970, n. 300, e successive modificazioni,   deve essere preceduto da una comunicazione effettuata dal datore di lavoro   alla Direzione territoriale del lavoro del luogo dove il lavoratore presta la   sua opera, e trasmessa per conoscenza al lavoratore.

2. Nella comunicazione di cui al comma 1, il datore di lavoro deve   dichiarare l’intenzione di procedere al licenziamento per motivo oggettivo e   indicare i motivi del licenziamento medesimo nonché le eventuali misure di   assistenza alla ricollocazione del lavoratore interessato.

3. La Direzione territoriale del lavoro trasmette la convocazione al   datore di lavoro e al lavoratore nel termine perentorio di sette giorni dalla   ricezione della richiesta: l’incontro si svolge dinanzi alla commissione   provinciale di conciliazione di cui all’articolo 410 del codice di procedura   civile.

4. La comunicazione contenente l’invito si considera validamente   effettuata quando è recapitata al domicilio del lavoratore indicato nel   contratto di lavoro o ad altro domicilio formalmente comunicato dal lavoratore   al datore di lavoro, ovvero è consegnata al lavoratore che ne sottoscrive   copia per ricevuta.

5. Le parti possono essere assistite dalle organizzazioni di   rappresentanza cui sono iscritte o conferiscono mandato oppure da un   componente della rappresentanza sindacale dei lavoratori, ovvero da un   avvocato o un consulente del lavoro.

6. La procedura di cui al presente articolo, durante la quale le parti,   con la partecipazione attiva della commissione di cui al comma 3, procedono   ad esaminare anche soluzioni alternative al recesso, si conclude entro venti   giorni dal momento in cui la Direzione territoriale del lavoro ha trasmesso   la convocazione per l’incontro, fatta salva l’ipotesi in cui le parti, di   comune avviso, non ritengano di proseguire la discussione finalizzata al   raggiungimento di un accordo. Se fallisce il tentativo di conciliazione e,   comunque, decorso il termine di cui al comma 3, il datore di lavoro può   comunicare il licenziamento al lavoratore.

7. Se la conciliazione ha esito positivo e prevede la risoluzione   consensuale del rapporto di lavoro, si applicano le disposizioni in materia   di Assicurazione sociale per l’impiego (ASpI) e può essere previsto, al fine   di favorirne la ricollocazione professionale, l’affidamento del lavoratore ad   un’agenzia di cui all’articolo 4, comma 1, lettere a), c) ed e), del decreto   legislativo 10 settembre 2003, n. 276. (2)

8. Il comportamento complessivo delle parti, desumibile anche dal verbale   redatto in sede di commissione provinciale di conciliazione e dalla proposta   conciliativa avanzata dalla stessa, è valutato dal giudice per la   determinazione dell’indennità risarcitoria di cui all’articolo 18, settimo   comma, della legge 20 maggio 1970, n. 300, e successive modificazioni, e per   l’applicazione degli articoli 91 e 92 del codice di procedura civile.

9. In caso di legittimo e documentato impedimento del lavoratore a   presenziare all’incontro di cui al comma 3, la procedura può essere sospesa   per un massimo di quindici giorni».

Art. 1, c. 40 : “L’articolo 7   della legge 15 luglio 1966, n. 604, è sostituito dal seguente:«Art. 7. – 1. Ferma l’applicabilità, per il licenziamento per giusta   causa e per giustificato motivo soggettivo, dell’articolo 7 della legge 20   maggio 1970, n. 300, il licenziamento per giustificato motivo oggettivo di   cui all’articolo 3, seconda parte, della presente legge, qualora disposto da   un datore di lavoro avente i requisiti dimensionali di cui all’articolo 18,   ottavo comma, della legge 20 maggio 1970, n. 300, e successive modificazioni,   deve essere preceduto da una comunicazione effettuata dal datore di lavoro   alla Direzione territoriale del lavoro del luogo dove il lavoratore presta la   sua opera, e trasmessa per conoscenza al lavoratore.

2. Nella comunicazione di cui al comma 1, il datore di lavoro deve   dichiarare l’intenzione di procedere al licenziamento per motivo oggettivo e   indicare i motivi del licenziamento medesimo nonché le eventuali misure di   assistenza alla ricollocazione del lavoratore interessato.

3. La Direzione territoriale del lavoro trasmette la convocazione al   datore di lavoro e al lavoratore nel termine perentorio di sette giorni dalla   ricezione della richiesta: l’incontro si svolge dinanzi alla commissione   provinciale di conciliazione di cui all’articolo 410 del codice di procedura   civile.

4. La comunicazione contenente l’invito si considera validamente   effettuata quando è recapitata al domicilio del lavoratore indicato nel   contratto di lavoro o ad altro domicilio formalmente comunicato dal   lavoratore al datore di lavoro, ovvero è consegnata al lavoratore che ne   sottoscrive copia per ricevuta.

5. Le parti possono essere assistite dalle organizzazioni di   rappresentanza cui sono iscritte o conferiscono mandato oppure da un   componente della rappresentanza sindacale dei lavoratori, ovvero da un   avvocato o un consulente del lavoro.

6.  La procedura di cui al presente articolo   non trova applicazione in caso di licenziamento per superamento del periodo   di comporto di cui all’articolo 2110 del codice civile, nonché per i   licenziamenti e le interruzioni del rapporto di lavoro a tempo indeterminato   di cui all’articolo 2, comma 34, della legge 28 giugno 2012, n. 92. La stessa   procedura, durante la quale le parti, con la partecipazione attiva della   commissione di cui al comma 3, procedono ad esaminare anche soluzioni   alternative al recesso, si conclude entro venti giorni dal momento in cui la   Direzione territoriale del lavoro ha trasmesso la convocazione per   l’incontro, fatta salva l’ipotesi in cui le parti, di comune avviso, non   ritengano di proseguire la discussione finalizzata al raggiungimento di un   accordo. Se fallisce il tentativo di conciliazione e, comunque, decorso il   termine di cui al comma 3, il datore di lavoro può comunicare il   licenziamento al lavoratore. La mancata presentazione di una o entrambe le   parti al tentativo di conciliazione è valutata dal giudice ai sensi   dell’articolo 116 del codice di procedura civile.”.

7. Se la conciliazione ha esito positivo e prevede la risoluzione   consensuale del rapporto di lavoro, si applicano le disposizioni in materia   di Assicurazione sociale per l’impiego (ASpI) e può essere previsto, al fine   di favorirne la ricollocazione professionale, l’affidamento del lavoratore ad   un’agenzia di cui all’articolo 4, comma 1, lettere a), c) ed e), del decreto   legislativo 10 settembre 2003, n. 276. (2)

8. Il comportamento complessivo delle parti, desumibile anche dal verbale   redatto in sede di commissione provinciale di conciliazione e dalla proposta   conciliativa avanzata dalla stessa, è valutato dal giudice per la   determinazione dell’indennità risarcitoria di cui all’articolo 18, settimo   comma, della legge 20 maggio 1970, n. 300, e successive modificazioni, e per   l’applicazione degli articoli 91 e 92 del codice di procedura civile.

9. In caso di legittimo e documentato impedimento del lavoratore a   presenziare all’incontro di cui al comma 3, la procedura può essere sospesa   per un massimo di quindici giorni».

Art. 2, comma 10 bis : “Al datore di lavoro che, senza esservi tenuto, assuma a tempo   pieno e indeterminato lavoratori che fruiscono dell’Assicurazione sociale per   l’impiego (ASpI) di cui al comma 1 è concesso, per ogni mensilità di   retribuzione corrisposta al lavoratore, un contributo mensile pari al   cinquanta per cento dell’indennità mensile residua che sarebbe stata   corrisposta al lavoratore. Il diritto ai benefici economici di cui al   presente comma è escluso con riferimento a quei lavoratori che siano stati   licenziati, nei sei mesi precedenti, da parte di impresa dello stesso o   diverso settore di attività che, al momento del licenziamento, presenta   assetti proprietari sostanzialmente coincidenti con quelli dell’impresa che   assume, ovvero risulta con quest’ultima in rapporto di collegamento o   controllo. L’impresa che assume dichiara, sotto la propria responsabilità,   all’atto della richiesta di avviamento, che non ricorrono le menzionate   condizioni ostative”.
Art. 3 c. 4 : “Al fine di   assicurare la definizione, entro l’anno 2013, di un sistema inteso ad   assicurare adeguate forme di sostegno per i lavoratori dei diversi comparti,   le organizzazioni sindacali e imprenditoriali comparativamente più   rappresentative a livello nazionale stipulano, entro dodici mesi dalla data   di entrata in vigore della presente legge, accordi collettivi e contratti   collettivi, anche intersettoriali, aventi ad oggetto la costituzione di fondi   di solidarietà bilaterali per i settori non coperti dalla normativa in   materia di integrazione salariale, con la finalità di assicurare ai   lavoratori una tutela in costanza di rapporto di lavoro nei casi di riduzione   o sospensione dell’attività lavorativa per cause previste dalla normativa in   materia di integrazione salariale ordinaria o straordinaria.” Art. 3 c. 4 : “Al fine di   assicurare la definizione, entro l’anno 2013, di un sistema inteso ad   assicurare adeguate forme di sostegno per i lavoratori dei diversi comparti,   le organizzazioni sindacali e imprenditoriali comparativamente più   rappresentative a livello nazionale stipulano, entro il 31 ottobre 2013 dalla data di entrata in vigore della   presente legge, accordi collettivi e contratti collettivi, anche   intersettoriali, aventi ad oggetto la costituzione di fondi di solidarietà   bilaterali per i settori non coperti dalla normativa in materia di   integrazione salariale, con la finalità di assicurare ai lavoratori una   tutela in costanza di rapporto di lavoro nei casi di riduzione o sospensione   dell’attività lavorativa per cause previste dalla normativa in materia di   integrazione salariale ordinaria o straordinaria. Decorso inutilmente il termine di cui al periodo precedente, al fine   di assicurare adeguate forme di sostegno ai lavoratori interessati dalla   presente disposizione, a decorrere dal 1° gennaio 2014 si provvede mediante   la attivazione del fondo di solidarietà residuale di cui ai commi 19 e   seguenti“.
Art. 3 c. 14 : “In   alternativa al modello previsto dai commi da 4 a 13 e dalle relative   disposizioni attuative di cui ai commi 22 e seguenti, in riferimento ai   settori di cui al comma 4 nei quali siano operanti, alla data di entrata in   vigore della presente legge, consolidati sistemi di bilateralità e in   considerazione delle peculiari esigenze dei predetti settori, quale quello   dell’artigianato, le organizzazioni sindacali e imprenditoriali di cui al   citato comma 4 possono, nel termine di sei mesi dalla data di entrata in   vigore della presente legge, adeguare le fonti normative ed istitutive dei   rispettivi fondi bilaterali ovvero dei fondi interprofessionali, di cui   all’articolo 118 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, alle finalità perseguite   dai commi da 4 a 13, prevedendo misure intese ad assicurare ai lavoratori una   tutela reddituale in costanza di rapporto di lavoro, in caso di riduzione o   sospensione dell’attività lavorativa, correlate alle caratteristiche delle   attività produttive interessate. Ove a seguito della predetta trasformazione   venga ad aversi la confluenza, in tutto o in parte, di un fondo   interprofessionale in un unico fondo bilaterale rimangono fermi gli obblighi   contributivi previsti dal predetto articolo 118 e le risorse derivanti da   tali obblighi sono vincolate alle finalità formative.” Art. 3 c. 14 : “In   alternativa al modello previsto dai commi da 4 a 13 e dalle relative   disposizioni attuative di cui ai commi 22 e seguenti, in riferimento ai   settori di cui al comma 4 nei quali siano operanti, alla data di entrata in   vigore della presente legge, consolidati sistemi di bilateralità e in   considerazione delle peculiari esigenze dei predetti settori, quale quello   dell’artigianato, le organizzazioni sindacali e imprenditoriali di cui al   citato comma 4 possono, entro il 31   ottobre 2013, adeguare le fonti normative ed istitutive dei rispettivi   fondi bilaterali ovvero dei fondi interprofessionali, di cui all’articolo 118   della legge 23 dicembre 2000, n. 388, alle finalità perseguite dai commi da 4   a 13, prevedendo misure intese ad assicurare ai lavoratori una tutela   reddituale in costanza di rapporto di lavoro, in caso di riduzione o   sospensione dell’attività lavorativa, correlate alle caratteristiche delle   attività produttive interessate. Ove a seguito della predetta trasformazione   venga ad aversi la confluenza, in tutto o in parte, di un fondo   interprofessionale in un unico fondo bilaterale rimangono fermi gli obblighi   contributivi previsti dal predetto articolo 118 e le risorse derivanti da   tali obblighi sono vincolate alle finalità formative.”
Art. 3 c. 19 :  “Per i settori, tipologie di datori di   lavoro e classi dimensionali comunque superiori ai quindici dipendenti, non   coperti dalla normativa in materia di integrazione salariale, per i quali non   siano stipulati, entro il 31 marzo 2013, accordi collettivi volti   all’attivazione di un fondo di cui al comma 4, ovvero ai sensi del comma 14,   è istituito, con decreto non regolamentare del Ministro del lavoro e delle   politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze,   un fondo di solidarietà residuale, cui contribuiscono i datori di lavoro dei   settori identificati.” Art. 3 c. 19 :  “Per i settori, tipologie di datori di   lavoro e classi dimensionali comunque superiori ai quindici dipendenti, non   coperti dalla normativa in materia di integrazione salariale, per i quali non   siano stipulati, entro il 31 ottobre   2013, accordi collettivi volti all’attivazione di un fondo di cui al   comma 4, ovvero ai sensi del comma 14, è istituito, con decreto non   regolamentare del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto   con il Ministro dell’economia e delle finanze, un fondo di solidarietà   residuale, cui contribuiscono i datori di lavoro dei settori identificati.”
Art. 3 c. 42 : “La disciplina   dei fondi di solidarietà istituiti ai sensi dell’articolo 2, comma 28, della   legge 23 dicembre 1996, n. 662, è adeguata alle norme dalla presente legge   con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto   con il Ministro dell’economia e delle finanze, sulla base di accordi   collettivi e contratti collettivi, da stipulare tra le organizzazioni   comparativamente più rappresentative a livello nazionale entro il 30 giugno   2013.” Art. 3 c. 42 : “La disciplina   dei fondi di solidarietà istituiti ai sensi dell’articolo 2, comma 28, della   legge 23 dicembre 1996, n. 662, è adeguata alle norme dalla presente legge   con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto   con il Ministro dell’economia e delle finanze, sulla base di accordi   collettivi e contratti collettivi, da stipulare tra le organizzazioni   comparativamente più rappresentative a livello nazionale entro il 31 ottobre 2013.”
Art. 3 c. 44 : “La disciplina   del fondo di cui all’articolo 1-ter del decreto-legge 5 ottobre 2004, n. 249,   convertito, con modificazioni, dalla legge 3 dicembre 2004, n. 291, è   adeguata alle norme previste dalla presente legge con decreto del Ministro   del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia   e delle finanze, sulla base di accordi collettivi e contratti collettivi,   anche intersettoriali, stipulati entro il 30 giugno 2013 dalle organizzazioni   comparativamente più rappresentative a livello nazionale nel settore del   trasporto aereo e del sistema aeroportuale.” Art. 3 c. 44 : “La disciplina   del fondo di cui all’articolo 1-ter del decreto-legge 5 ottobre 2004, n. 249,   convertito, con modificazioni, dalla legge 3 dicembre 2004, n. 291, è   adeguata alle norme previste dalla presente legge con decreto del Ministro   del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro   dell’economia e delle finanze, sulla base di accordi collettivi e contratti   collettivi, anche intersettoriali, stipulati entro il 31 ottobre 2013 dalle   organizzazioni comparativamente più rappresentative a livello nazionale nel   settore del trasporto aereo e del sistema aeroportuale.”
Art. 3 c. 45 : “La disciplina   del fondo di cui all’articolo 59, comma 6, della legge 27 dicembre 1997, n.   449, è adeguata alle norme previste dalla presente legge con decreto del   Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro   dell’economia e delle finanze, sulla base di accordi collettivi e contratti   collettivi, anche intersettoriali, stipulati entro il 30 giugno 2013 dalle   organizzazioni comparativamente più rappresentative a livello nazionale nel   settore del trasporto ferroviario.” Art. 3 c. 45 : “La disciplina   del fondo di cui all’articolo 59, comma 6, della legge 27 dicembre 1997, n.   449, è adeguata alle norme previste dalla presente legge con decreto del   Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro   dell’economia e delle finanze, sulla base di accordi collettivi e contratti   collettivi, anche intersettoriali, stipulati entro il 31 ottobre 2013 dalle organizzazioni comparativamente   più rappresentative a livello nazionale nel settore del trasporto   ferroviario.”
Art. 4 c. 23-bis :   “Le disposizioni di cui ai commi da 16 a 23 trovano applicazione, in   quanto compatibili, anche alle lavoratrici e ai lavoratori impegnati con   contratti di collaborazione coordinata e continuativa, anche a progetto, di   cui all’articolo 61, comma 1, del decreto legislativo 10 settembre 2003, n.   276 e con contratti di associazione in partecipazione di cui all’articolo   2549, comma 2, del codice civile”.
Art. 4 c. 33 : “Al decreto   legislativo 21 aprile 2000, n. 181, sono apportate le seguenti modificazioni:a)  all’articolo 3, dopo il comma 1   sono aggiunti i seguenti:

«1-bis. Nei confronti dei beneficiari di ammortizzatori sociali per i   quali lo stato di disoccupazione costituisca requisito, gli obiettivi e gli   indirizzi operativi di cui al comma 1 devono prevedere almeno l’offerta delle   seguenti azioni:

a) colloquio di orientamento entro i tre mesi dall’inizio dello stato di   disoccupazione;

b) azioni di orientamento collettive fra i tre e i sei mesi dall’inizio   dello stato di disoccupazione, con formazione sulle modalità più efficaci di   ricerca di occupazione adeguate al contesto produttivo territoriale;

c) formazione della durata complessiva non inferiore a due settimane tra   i sei e i dodici mesi dall’inizio dello stato di disoccupazione, adeguata   alle competenze professionali del disoccupato e alla domanda di lavoro   dell’area territoriale di residenza;

d) proposta di adesione ad iniziative di inserimento lavorativo entro la   scadenza del periodo di percezione del trattamento di sostegno del reddito.

1-ter. Nei confronti dei beneficiari di trattamento di integrazione   salariale o di altre prestazioni in costanza di rapporto di lavoro, che   comportino la sospensione dall’attività lavorativa per un periodo superiore   ai sei mesi, gli obiettivi e gli indirizzi operativi di cui al comma 1 devono   prevedere almeno l’offerta di formazione professionale della durata complessiva   non inferiore a due settimane adeguata alle competenze professionali del   disoccupato»;

b)  all’articolo 3, la rubrica è   sostituita dalla seguente: «Livelli essenziali delle prestazioni concernenti   i servizi per l’impiego»;

c)  all’articolo 4, comma 1:

1)  la lettera a) è abrogata;

2)  alla lettera c), le parole:   «con durata del contratto a termine o, rispettivamente, della missione, in   entrambi i casi superiore almeno a otto mesi, ovvero a quattro mesi se si   tratta di giovani,» sono soppresse;

3)  la lettera d) è sostituita   dalla seguente:

«d) sospensione dello stato di disoccupazione in caso di lavoro   subordinato di durata inferiore a sei mesi».”

Art. 4 c. 33 : “Al decreto   legislativo 21 aprile 2000, n. 181, sono apportate le seguenti modificazioni:a)  all’articolo 3, dopo il comma 1   sono aggiunti i seguenti:

«1-bis. Nei confronti dei beneficiari di ammortizzatori sociali per i   quali lo stato di disoccupazione costituisca requisito, gli obiettivi e gli   indirizzi operativi di cui al comma 1 devono prevedere almeno l’offerta delle   seguenti azioni:

a) colloquio di orientamento entro i tre mesi dall’inizio dello stato di   disoccupazione;

b) azioni di orientamento collettive fra i tre e i sei mesi dall’inizio   dello stato di disoccupazione, con formazione sulle modalità più efficaci di   ricerca di occupazione adeguate al contesto produttivo territoriale;

c) formazione della durata complessiva non inferiore a due settimane tra   i sei e i dodici mesi dall’inizio dello stato di disoccupazione, adeguata   alle competenze professionali del disoccupato e alla domanda di lavoro   dell’area territoriale di residenza;

d) proposta di adesione ad iniziative di inserimento lavorativo entro la   scadenza del periodo di percezione del trattamento di sostegno del reddito.

1-ter. Nei confronti dei beneficiari di trattamento di integrazione   salariale o di altre prestazioni in costanza di rapporto di lavoro, che   comportino la sospensione dall’attività lavorativa per un periodo superiore   ai sei mesi, gli obiettivi e gli indirizzi operativi di cui al comma 1 devono   prevedere almeno l’offerta di formazione professionale della durata   complessiva non inferiore a due settimane adeguata alle competenze   professionali del disoccupato»;

b)  all’articolo 3, la rubrica è   sostituita dalla seguente: «Livelli essenziali delle prestazioni concernenti   i servizi per l’impiego»;

c)  all’articolo 4, comma 1:

1)  [abrogato];

2)  alla lettera c), le parole:   «con durata del contratto a termine o, rispettivamente, della missione, in   entrambi i casi superiore almeno a otto mesi, ovvero a quattro mesi se si   tratta di giovani,» sono soppresse;

3)  la lettera d) è sostituita   dalla seguente:

«d) sospensione dello stato di disoccupazione in caso di lavoro   subordinato di durata inferiore a sei mesi».”

Al decreto legislativo   21 aprile 2000, n. 181, all’articolo 4, dopo l’alinea, è inserita la seguente   lettera: a) conservazione dello stato di disoccupazione a seguito di   svolgimento di attività lavorativa tale da assicurare un reddito annuale non   superiore al reddito minimo personale escluso da imposizione. Tale soglia di   reddito non si applica ai soggetti di cui all’articolo 8, commi 2 e 3, del   decreto legislativo 1° dicembre 1997, n. 468.”.

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