Domani il Governo approverà il Decreto Legge sul lavoro.
La bozza che sta circolando in queste ore desta inquietudine e sconcerto agli occhi degli operatori e degli esperti.
E’ in arrivo l’ennesima paccottaglia di norme che ritagliano, ricuciono, limano, aggiustano, le decine e decine di norme che avevano fatto la stessa cosa un anno fa.
Il risultato che queste norme produrranno è facile da prevedere: aumenterà ancora la complessità del sistema, sarà confermata l’impossibilità di stabilizzare le norme e non saranno risolti i nodi problematici che frenano il mercato del lavoro.
L’apprendistato è troppo complesso? E il DL prevede una procedura (complicatissima) di “semplificazione”, che riaprirà il lungo film di accordi, intese, regolazioni regionali, e così via, che non porta mai ad avere una disciplina facile da applicare.
Il contratto a termine crea contenzioso? E il DL fa finta di niente, limitandosi a un piccolo e inutile maquillage della cervellotica acausalità introdotta dalla legge 92 (cui si aggiunge anche l’ennesimo aumento del costo del lavoro!).
Le regole sono troppo complesse? E il DL ne cambia, aggiusta, complica e modifica tantissime.
C’è poi il capitolo incentivi.
Viene calato dall’alto un incentivo per l’assunzione dei giovani che trascura del tutto gli strumenti esistenti e che, senza una strategia complessiva, servirà solo a premiare i furbi.
E si getta fumo negli occhi con una cabina di regia sulla Youth Garantuee che si risolve nell’ennesimo, inutile comitato.
Ci appelliamo a Enrico Letta: prima che sia troppo tardi, fermi tutto, anche a costo di fare una mezza figuraccia.
Sarebbe comunque meno dannosa del disastro che questo DL è destinato a creare.