Mauro Soldera
Dopo un anno e due mesi si è concluso l’iter che porta alla piena applicabilità del regime di acausalità nella somministrazione di lavoro anche per i lavoratori svantaggiati (una lunga lista di casi prevista dal Regolamento CE 800/2008 all’art. 2 numeri 18 e 19).
Un anno e due mesi dall’entrata in vigore del Decreto di recepimento della Direttiva Europea sul lavoro tramite agenzia interinale che aveva ampliato le fattispecie in cui è possibile far ricorso alla somministrazione a termine senza indicazione della causale – e senza subirne i relativi rischi.
In assenza di un atto di coraggio che porti al definitivo superamento di un vincolo incapace di garantire reale tutela a favore dei lavoratori, ma fonte di facile contestazione e relativo scetticismo, il legislatore nel corso degli ultimi anni ha cercato di perseguire l’intento di ampliare le occasioni di occupazione per il tramite di uno strumento definito di “flessibilità buona” procedendo a tentoni.
Una volta per lo staff leasing, un’altra volta per la somministrazione a termine.
Una volta per i lavoratori iscritti nelle liste di mobilità, un’altra volta per i percettori dei diversi possibili di ammortizzatori – senza coordinare fattispecie analoghe introdotte in momenti diversi -, poi per gli svantaggiati e per i molto svantaggiati senza necessità di decreto, poi ancora per gli svantaggiati con necessità di decreto, un’altra volta per il primo contratto (forse prorogabile forse no), comunque entro i 12 mesi…
Senza dimenticare la possibilità per la contrattazione di ogni livello di stabilire ulteriori ipotesi di acausalità.
Il solito ginepraio, comunque si intenda il vincolo causale.
Come da più parti si osserva, e anche in questo caso è vero: gli avvocati gioiscono di fronte alle richieste di esporre e spiegare prima, di difendere poi, se l’interpretazione data ad esempio al “adulti che vivono soli con una o più persone a carico” venga contestata. Le aziende e i lavoratori rimangono in attesa di qualche semplificazione; in attesa di norme che, togliendo invece di aggiungere, aggiungano una necessaria dose di chiarezza e certezza.
Il problema, appunto, sta altrove, ma anche aspettare un anno e due mesi per avere operativo un decreto di due pagine che agevoli l’occupazione di 1) chi non ha un impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi 2) chi non possiede un diploma di scuola media superiore o professionale 3) o di chi sia occupato in settori caratterizzati da una certa disparità occupazionale tra uomini e donne, pare difficilmente accettabile e giustificabile.
Le soluzioni stanno altrove, ma l’urgenza di intervenire dovrebbe essere presupposto scontato.