Gianni Bocchieri
In attesa delle modifiche alla riforma Fornero, il Governo ha approvato il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga. Al miliardo di euro stanziato con l’ultima legge di stabilità del Governo Monti, è così stato aggiunto un altro miliardo di euro recuperato da altre risorse già predestinate al mercato del lavoro. Si tratta di un provvedimento molto atteso, a causa della perdurante crisi economica che non accenna ad allentare la sua morsa su imprese e lavoratori.
Il Governo ha voluto dare una risposta immediata al rischio di compromettere la coesione sociale del Paese, rimandando però ad un successivo decreto la definizione dei criteri di concessione degli ammortizzatori sociali. In particolare, entro trenta giorni dall’entrata in vigore del decreto legge di venerdì scorso, sarà emanato un decreto interministeriale del Ministero del Lavoro e del Ministero dell’Economia e delle Finanze che fisserà i termini di presentazione delle domande di ammortizzatori sociali, le causali di concessione, i limiti di durata e di reiterazione delle prestazioni anche in relazione alla continuazione rispetto ad altre prestazioni di sostegno del reddito, alle tipologie di datori di lavoro e lavoratori beneficiari. Questo decreto sarà adottato dopo aver acquisito il parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e dopo aver sentito le parti sociali.
In particolare, con questo decreto, si dovranno fissare i criteri per evitare gli abusi di richieste di ammortizzatori in deroga e forse per evitare la destinazione delle risorse a quelle realtà imprenditoriali che non hanno la possibilità della continuità produttiva, al termine del periodo di crisi. A fronte della scarsità delle risorse, è quantomai necessario evitare che gli ammortizzatori in deroga possano trasformarsi in politiche meramente passive di carattere assistenziale. Ancora di più, è necessario che queste risorse non siano impiegati nel sostegno al reddito di lavoratori che continuano a prestare regolarmente la loro attività lavorativa, con pratiche illegali fin troppo praticate.
Da questo punto di vista, è importante che il decreto legge approvato dal Governo contenga il rifinanziamento dei contratti di solidarietà, che hanno avuto un ruolo determinante all’inizio della grande crisi del 2008 per evitare i licenziamenti di massa che si sono avuti in altri paesi. Inoltre, il ricorso ai contratti di solidarietà assolve un ruolo di prevenzione delle crisi aziendali o almeno ne consente una gestione meno drastica dal punto di vista occupazionale.
In ogni caso, l’impiego più puntuale degli ammortizzatori sociali in deroga può determinare che alcune platee di lavoratori, quelli occupati in imprese che non hanno prospettive di ripresa, debbano essere assistiti con altre forme di ammortizzatori sociali o con interventi di politica attiva. Infatti, è proprio questo il momento in cui rafforzare le misure di assistenza attiva dei lavoratori, a disposizione delle regioni e dei servizi all’impiego, al fine di promuovere la ricollocazione dei lavoratori irrimediabilmente fuori da contesti produttivi. Anzi, sarebbe più utile che anche le politiche passive finanziate con gli ammortizzatori in deroga siano affiancate da interventi di politica attiva finanziate anche con i fondi bilaterali, nel rispetto dei loro assetti organizzativi di esecuzione delle attività formative.
Lo scopo unitario dei diversi interventi a tutela dei lavoratori dovrebbe pur sempre essere la loro ricollocazione nel mercato del lavoro o il loro ingresso per coloro che non ne hanno mai fatto parte. Nel frattempo, ci auguriamo che il cacciavite che il Ministro Giovannini ha dichiarato di voler usare per le modifiche alla riforma Fornero sia il più grosso possibile.