Servizi per l’impiego: innovazione, please

Posted by

E’ ripartita – come accade ciclicamente da tanti anni – la discussione sulla riforma dei servizi per l’impiego. Questo tipo di dibattito rischia sempre più di finire schiacciato nel luogocomunismo che domina le politiche del lavoro nel nostro paese. Secondo un ragionamento che scorre silenziosamente nelle vene di tutti i decision maker, per migliorare i servizi per l’impiego bisogna dare più risorse, più persone e più formazione ai centri per l’impiego. Oppure, bisogna snellire le procedure, oggi troppo complesse.
Questo discorso è tanto rassicurante quanto falso.
Sono 15 anni che investiamo sui centri pubblici per l’impiego, ma i risultati non si vedono; questo vuol dire che è sbagliato il modello, e per fare passi avanti occorre trovarne uno diverso, più efficace ed efficiente.
Si da il caso che esistano, in Italia, circa 2 mila sportelli di Agenzie private per il lavoro, che ogni mattina vanno dentro le aziende e incontrano migliaia di lavoratori. Ci sono, poi, le scuole e le Università, che sfornano ogni anno decine di migliaia di potenziali nuovi lavoratori, i sindacati e gli enti bilaterali, sempre coinvolti nelle dinamiche occupazionali.
Perchè non coinvolgere questi soggetti nei servizi per l’impiego? Si metterebbe nel sistema energia nuova, che darebbe un impulso importante al sistema della mediazione di lavoro.
In che modo potrebbe accadere tutto questo? Le opzioni possibili sarebbero molte. Dare a questi soggetti la possibilità di certificare lo stato di disoccupazione, consentire loro di svolgere servizi di orientamenti a carico dello stato (secondo la logica dei caaf), prevedere centri per l’impiego misti, garantire “premi” per il collocamento di lavoratori.
Sarebbe finalmente un percorso innovativo, che potrebbe consentire quel salto in avanti che il sistema attende.
Salto in avanti, intendiamoci, che non servirebbe solo per creare nuova occupazione: un sistema di servizi per l’impiego serve, innanzitutto, a dare pari opportunità alle persone, e ridurre il peso delle reti informali – amici, raccomandazioni ecc. Poi, se il mercato va bene, velocizza anche l’ingresso al lavoro.

Rispondi