IMU: una sospensione demagogica e costosa

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Angelo Busani

Il Governo ha sospeso l’IMU. Era difficile immaginare un risultato piu’ provvisorio e piu’ incerto: anche perche’ il mancato incasso corrispondente all’Imu che a giugno non verra’ versata dovra’ pur essere compensato con qualche altra entrata (in quanto non appare ipotizzabile un corrispondente risparmio di spesa pubblica che improvvisamente faccia venir meno il fabbisogno cui era preordinato il gettito dell’ Imu) e perche’ nelle casse dei Comuni questi soldi in qualche modo dovranno comunque pur sempre arrivare.
L’unica flebile consolazione e’ che si tratta – e’ noto – di un pedaggio che il Governo ha dovuto pagare quale prezzo di una implausibile promessa elettorale (di formidabile impatto mediatico ma priva di ogni fondamento tecnico) formulata da uno dei suoi principali sostenitori; insomma speriamo che non sia quel “buon giorno che si vede dal mattino” che caratterizza ogni successivo sviluppo della giornata; e anche speriamo che il Governo si concentri ora su sforzi normativi strutturali, di lungo periodo, connotati da un opportuna giustificazione tecnica, senza piu’ subire (allontanandosi sempre piu’ nel tempo l’eco della scorsa campagna elettorale) il condizionamento delle promesse da comizio, che hanno un contenuto di fondatezza simile a quelle che si fanno al bar. Ma il pessimismo e’ d’obbligo perche’, se una tornata elettorale bensi’ si allontana, una nuova chiamata alle urne gia’ si intravede all’orizzonte con il relativo carico di altre fantasmagoriche illusioni dipendenti da elargizioni di panem et circenses le quali, più che risolvere, complicano.
E’ chiaro, inoltre, che toccare il portafoglio dei proprietari di case significa incontrare il favore di una platea di elettori piu’ vasta rispetto a quella rappresentata dai contribuenti che pagano l’Imu in relazione ai fabbricati d’impresa. L’aver operato una scelta in tal senso suscita pero’ profili di grave preoccupazione e di riprovazione: incidere sulle imprese significa non solo tassare un fattore della produzione, ma anche privare le imprese di risorse utili a creare investimenti, produzione e lavoro. E impedire alle imprese di originare valore significa, in ultima istanza, togliere valore al sistema nel suo complesso e ai singoli cittadini. E se questo e’ palese gia’ per i fabbricati strumentali all’attivita’ d’impresa (e cioè a quelli che servono affinchè l’impresa svolga il suo lavoro), per i fabbricati che costituiscono il frutto dell’attivita’ d’impresa, il problema si fa addirittura drammatico.

estrattto da Il Sole 24 Ore del 18 maggio 2013

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