La vera politica attiva per i giovani è la semplificazione delle regole

Posted by

Come amava ripetere Marco Biagi, nessun incentivo economico può compensare un disincentivo normativo.

In questi giorni si parla tanto di crediti di imposta e altre costose misure per incentivare il lavoro dei giovani.

La discussione perde di vista un dato essenziale: non è il problema dei costi il primo vincolo all’assunzione dei giovani.

Il costo del lavoro è un problema, ma pesa di più per i lavoratori anziani e, soprattutto, investe voci diverse da quelle che si pensa: c’è il costo gestionale e normativo, che impedisce di usare il lavoro flessibile senza incappare in contenziosi o, nel migliore dei casi, senza dover affrontare procedure tanto lunghe quanto inutili.

Basti vedere cosa accade per l’apprendistato: costa pochissimo, ma non sfonda.

Questo perchè chi oggi vuole assumere un giovane apprendista ha paura di dover affrontare un complesso reticolo di burocrazie e adempimenti; peraltro nel caso dell’apprendistato non è neanche vero, perchè il Testo Unico del 2011 ha molto semplificato la materia, ma il sistema ha ancora in mente le follie del decennio precedente e non si fida.

La prima e più importante misura di politica attiva del lavoro da adottare per incentivare il lavoro dei giovani dovrebbe, quindi, essere questa: una massiccia opera di semplificazione delle regole, che renda meno attraente il lavoro nero e irregolare.

2 comments

  1. Paradossalmente, nel raffronto tra le due tipologie: lavoro regolare e lavoro irregolare (in nero) ciò che rende più attraente il secondo è la semplicità di gestione, a volte anche il vantaggio per il lavoratore. Se concordasse col datore di lavoro l’intera retribuzione contrattuale abbiamo idea di che vantaggio sarebbe anche per lui? Avrebbe a disposizione un capitale che altrimenti finirebbe in tasse o all’INPS (con poca speranza, oggi e nel futuro, di riaverlo indietro sotto forma di pensione) che egli potrebbe investire per conto suo con la garanzia del capitale e un ritorno sicuro.
    Per quanto riguarda l’impresa, oggi non è solo un rischio economico ma vi sono dei rischi di “errore” e “incertezze normative” che lasciano spazio a troppi dubbi. E tutto ciò è troppo scoraggiante!
    E’ stato via via creato un apparato burocratico talmente grande e talmente “potente” nella capacità di limitare o punire che è diventato sempre più vantaggioso restare nell’ombra.
    Ed ora che l’apparato burocratico sta andando in crisi per mancanza di fondi visto che il suo principale finanziatore (le tasse dei citttadini) non produce più utili per pagare le tasse?
    Sarebbe questa l’occasione per semplificare e asciugare la struttura buracratica.
    Non vedo, ahimè, un orientamento di questo tipo nemmeno in questo governo.
    Attenzione perchè anche i professionisti (avvocati, consulenti del lavoro, commercialisti) che sino ad oggi sono riusciti a gestire l’incremento di entropia del sistema, vedono incrementare la difficoltà nel riuscire a dare il lorocontributo e sempre più rischiano sempre più di incappare in errori.

  2. Non c’è altra strada alla semplificazione. Come primo imprescindibile obiettivo; come direttrice fondamentale lungo la quale valutare ogni ulteriore, specifico, intervento. Il neo Ministro ne ha accennato – tra le tante cose -, prevedendo un risparmio di costi per le imprese intorno ai 5miliardi; senza necessità di estenuanti ricerche di coperture, con effetti certi ed immediati, aggiungo io.
    Per percorrere questa strada bisogna abbandonare la via per la quale si punisce tutti (con dannosa burocrazia) per l’incapacità, la non volontà… di stanare e punire i pochi; con effetti spesso contrari al fine.
    L’esempio (per prenderne uno) della procedura per le dimissioni è emblematica: è un urlo di autodenuncia circa l’incapacità degli organi di controllo di conoscere il territorio e i fenomeni e di intervenire.
    Certo ha un costo organizzare ed “alimentare” le funzioni di controllo. Ma certo non è inferiore il costo della infinità burocrazia dannosa che affligge il lavoro.

Rispondi