Lavoratrici madri: quello che c’è di buono (poco) nella legge Fornero

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Pasquale Siciliani Twitter @pasq_siciliani

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Nel mare di incongruenze e complicazioni delle novità introdotte dalla legge Fornero una  nota positiva riguarda l’introduzione della possibilità per la madre lavoratrice di chiedere, al termine del congedo di maternità obbligatorio e in alternativa al congedo parentale, voucher per l’acquisto di servizi di baby sitting ovvero un contributo alle spese sostenute per l’asilo nido. Questa facoltà, da esercitarsi esclusivamente negli undici mesi successivi al congedo obbligatorio e per un limite di massimo sei mesi, rappresenta un significativo passo in avanti verso la conciliazione della vita professionale con la cura dei figli, riducendo le difficoltà che le lavoratrici madri incontrano nella traumatica e dannosa interruzione della propria carriera al fine di poter badare alla prole.

La circolare INPS n. 43 del 28 marzo 2013 ha definito le modalità applicative di questa innovativa – almeno nel nostro paese – misura.

Quanto all’ambito di applicazione, la circolare specifica che la lavoratrice madre, anche adottiva o affidataria, può richiedere la corresponsione di voucher per servizi di baby sitting ovvero, in alternativa, un contributo per far fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi accreditati (leggesi asili nido) tra quelli rientranti nell’apposito elenco gestito dall’INPS. Il contributo può essere chiesto anche se la lavoratrice ha già usufruito in parte del congedo parentale purchè entro i limiti previsti (entro gli 11 mesi successivi al congedo di maternità e per un massimo di 6 mesi). La misura viene estesa anche alle lavoratrici iscritte alla gestione separata (sebbene per un massimo di 3 mesi), comprese le libere professioniste, che non risultino iscritte ad altra forma previdenziale obbligatoria o non siano pensionate. Sono ammesse domande per più figli qualora ricorrano i requisiti per ciascun figlio.

L’importo del beneficio è di 300 euro mensili che verranno erogati fino ad un massimo di 6 mesi a fronte della rinuncia della lavoratrice beneficiaria al corrispettivo periodo di congedo parentale. Le lavoratrici part-time potranno usufruire del beneficio in misura proporzionale alla ridotta entità della prestazione lavorativa.

La circolare chiarisce che i voucher verranno rilasciati dalla sede provinciale INPS territorialmente competente in base alla residenza o domicilio dichiarati nel bando di partecipazione. Il contributo verrà invece erogato direttamente alla struttura prescelta  dietro esibizione da parte della struttura in questione della documentazione attestante la effettiva fruizione del servizio.

Per accedere al contributo le lavoratrici dovranno partecipare al bando presentando domanda telematica all’INPS e il contributo sarà erogato nei limiti della copertura finanziaria. Sulla base delle domande verrà stilata una graduatoria delle lavoratrici ammesse al beneficio.

Queste in sintesi le principali caratteristiche di questo efficace strumento che al contempo fornisce un temporaneo aiuto economico alle famiglie (chi non ha bisogno di una tata o si scoraggia di fronte agli esosi costi degli asili nido) e tutela la produttività delle imprese le quali non dovranno fare a meno alle prestazioni delle lavoratrici per via della necessaria rinuncia (anche parziale) al congedo parentale per ottenere il beneficio.

Purtroppo l’iniziativa, seppur encomiabile, presenta ancora delle imperfezioni. Ad esempio non è chiaro perché la misura sia limitata soltanto ai primi undici mesi successivi alla maternità obbligatoria e non all’intero periodo dei primi otto anni di vita del bambino nel quale, invece, può essere richiesto il congedo parentale. Nell’ottica delle pari opportunità sarebbe forse stata apprezzabile l’estensione del beneficio anche ai padri, i quali possono usufruire del congedo parentale al pari delle lavoratrici madri. Infine una norma di raccordo sarebbe stata necessaria per chi ha già sottoscritto un contratto con la colf applicando differenti modalità di pagamento.

A parte questi dettagli, la misura, ancora poco conosciuta, tende la mano alla flessibilità del lavoro e fornisce un concreto aiuto alle famiglie. Ci auguriamo che il nuovo Governo prosegua su questa linea.

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