Giampiero Falasca
Enrico Letta ha preso l’impegno di semplificare il contratto a termine. Si tratta di una svolta importante, se si pensa che solo qualche mese fa, con una normativa tanto intempestiva quanto insensata, la legge – già complessa – è stata arricchita di paletti e adempimenti burocratici utili solo a far lavorare gli avvocati.
Questo impegno dovrà essere attuato con serietà e determinazione: eventuali misure timide sarebbero sonoramente bocciate dal mercato del lavoro.
I punti da rivedere sono tanti: va eliminata la causale, oggi fonte di contenzioso (e non di tutele), l’assurda regola dello “stop and go”, la burocratica procedura di gestione delle prosecuzioni di fatto, i vincoli alle proroghe.
Tutti questi vincoli sono inutili e, nonostante i luoghi comuni che circolano al riguardo, non offrono tutele ai lavoratori e non sono imposti dall’Unione Europea.
La regola che impone l’UE – e che deve essere garantita e, se necessario, rafforzata, anche in Italia – è quella che pone un freno alla durata eccessiva del contratto a termine (o dei suoi rinnovi) con lo stesso lavoratore.
Per evitare che questo accada, l’opera di semplificazione deve mantenere in vita (e magari rafforzarlo, estendendolo in maniera chiara a tutti i rapporti di durata determinata, non solo il contratto a termine ordinario) il principio per cui tra la stessa impresa e lo stesso lavoratore il rapporto non può durare più di 36 mesi.
A questo principio ne va accoppiato un altro, anch’esso già esistente ma migliorabile: ogni azienda non può stipulare più un certo numero di contratti a termine (es. 10% dell’organico), fissato dai contratti collettivi.
Inoltre, dovrà anche essere affrontate il tema della somministrazione di lavoro: anch’essa dovrà essere semplificata, tenendo conto di quanto ha detto l’Europa al riguardo con la recente sentenza della Corte di Giustizia.
Se si compirà questo lavoro di riduzione degli adempimenti inutili e mantenimento dei soli limiti oggettivi (durata e quantità) non si procederà ad una liberalizzazione del contratto (che potrà essere usato negli stessi stock odierni) ma si cancellerà con un colpo di mano tutto in contenzioso in materia. Sarebbe un salto in avanti importanti per la competitività del nostro sistema giuridico, molto inviso agli stranieri per la sua costante inclinazione verso i tribunali.
E non sarebbe una novità assoluta: la semplificazione appena descritta è stata approvata solo pochi mesi fa per le start up innovative.
Per quali motivo un calzaturificio di Latina non può avvalersi delle stesse norme semplificate che vengono date alle start up innovative?