L’inutile dittatura delle circolari

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Sono attese come il verbo infallibile, quando escono danno vita a titoli di giornale, approfondimenti vari, commenti di esperti; orientano i comportamenti delle aziende, che cambiano le loro scelte in funzione di quello che dicono. Sono le circolari interpretative, mostro giuridico assurto agli onori della cronaca nell’ultimo decennio come strumento di interpretazione delle leggi del lavoro. Appena viene approvata una riforma, il Ministero del lavoro inizia a pubblicare, con una cadenza periodica (probabilmente studiata, come fosse un romanzo d’appendice) una lunga lista di circolari che hanno la pretesa di chiarire quello che dice la legge. L’estensore di turno non resiste, tuttavia, alla tentazione di metterci del suo, e ogni circolare finisce per dare qualche interpretazione creativa, aggiuntiva o modificativa, della legge.
Poco male, si potrebbe dire: in fondo, gli operatori hanno il vantaggio di sapere dal Ministero cosa devono fare per mettersi al riparo dai problemi.
E invece il problema sta proprio in questo: le circolari non servono a nulla, nel senso che il Giudice del lavoro – ovviamente, aggiungiamo noi, perché certo non si può assoggettare la legge al potere esecutivo – non è minimamente vincolato dal contenuto della circolare, ma può adottare un’interpretazione diversa ed opposta.
Quando questo accade, si viene a creare un corto circuito che aumenta il caos – già notevole – del sistema lavoristico, in quanto degli operatori vengono sanzionati sul piano giudiziario pur avendo seguito dettagliatamente le istruzioni del Ministero.
Prima di dare frettolosamente la colpa al Giudice, bisognerebbe riflettere sul fatto che questo corto circuito è creato dal cattivo utilizzo della circolare, che non ha la forza di cambiare la legge e quindi non dovrebbe lanciarsi in interpretazioni della stessa.
Il caso più recente ed eclatante riguarda l’obbligo di seguire la procedura di conciliazione in DTL per i casi di superamento del comporto: il Ministero del lavoro ha escluso, con circolare, che la procedura vada seguita, ma i Tribunali hanno avuto posizioni opposte. Ma se anche un solo Tribunale smentisce la circolare, a cosa è servito emanarla? L’azienda che è stata sanzionata perchè ha seguito il consiglio del Ministero, ha qualche buona ragione per chiedere conto di questo?

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