Ammortizzatori sociali: è ora di trovare le risorse

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Gianni Bocchieri

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Secondo l’ultimo bollettino dell’ISTAT, nell’ultimo mese l’occupazione è aumentata e la disoccupazione è diminuita. Rimane altissima la disoccupazione giovanile. Il quadro economico generale rimane negativo. Il numero di imprese in crisi non accenna a diminuire, coinvolgendo migliaia lavoratori sospesi tra ammortizzatori sociali incerti ed assenza di prospettive di reimpiego.

A seguito della riforma Fornero, è il proprio il sistema degli ammortizzatori sociali che preoccupa maggiormente. Non erano mancati i moniti di coloro che sostenevano che non fosse il momento migliore per avventurarsi in una riforma organica, a causa della grande crisi in corso. Ha però prevalso la posizione di chi ha sempre sostenuto che proprio il contesto di crisi richiedeva una riforma delle tutele dei lavoratori coinvolti in crisi aziendali. Si tratta degli stessi critici degli interventi anti crisi, che nel 2008 hanno puntato su quelle misure che privilegiano la sospensione dei rapporti di lavoro, anziché la loro risoluzione. Tra queste misure, avevano centralità gli ammortizzatori sociali in deroga che consentivano interventi mirati per specifici casi di crisi aziendali. Seppure criticati, questi strumenti hanno evitato i licenziamenti di massa che si sono avuti in altri paesi.

Per questo, il governo ha mantenuto in vita il sistema degli ammortizzatori sociali in deroga, nei limiti delle risorse disponibili, con il dichiarato scopo di garantire la graduale transizione verso il nuovo regime degli ammortizzatori sociali e di assicurare la gestione delle situazioni derivanti dal perdurare dello stato di debolezza dei livelli produttivi.

In altre parole, si è cercato di evitare quello che è successo dopo il varo della riforma delle pensione. In quel caso, la mancata considerazione degli impatti della riforma su situazione giuridiche preesistenti ha determinato la triste vicenda degli esodati, di coloro che erano già sospesi dal lavoro in prospettiva dell’approdo al pensionamento, ma che nel frattempo si sono visti cambiate le regole del gioco a partita ormai iniziata.

Dopo la riforma degli ammortizzatori sociali, è stata prevista una disciplina transitoria per il triennio 2013-2016, durante il quale il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, potrà disporre, sulla base di specifici accordi governativi e per periodi non superiori a 12 mesi, la concessione (anche senza soluzione di continuità) di trattamenti di integrazione salariale e di mobilità in deroga alla normativa vigente. Questo regime transitorio consente di gestire quei casi di particolare impatto sociale, a cui il nuovo sistema di tutele incardinato sull’ASPI non può ancora dare le giuste risposte. L’introduzione di misure di cerniera tra sistemi di ammortizzatori sociali così diversi è sicuramente positiva. Tuttavia, si pone ora il problema delle risorse disponibili. Il miliardo di euro previsto dal governo per il 2013 non è sicuramente sufficiente per fronteggiare i diversi casi di crisi aziendali. Il riparto appena fatto di circa un quarto delle risorse annuali non consente ad alcune regioni di finanziarie nemmeno tutte le domande di ammortizzatori in deroga già presentate.

Occorre quindi rivedere le stime e cercare risorse nuove da mettere a disposizione per i casi più drammatici di crisi. Allo stesso tempo, occorre insistere nella costruzione di un sistema che promuova le politiche attive del lavoro e la ricollocazione dei lavoratori espulsi dai cicli produttivi. Il sistema delle tutele non può limitarsi ad essere solo universale e ad essere sbilanciato sulle politiche passive. Il peggiore rischio per i lavoratori è di scivolare nell’inattività o, peggio, nello scoraggiamento.

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