Pensioni di invalidità: le giravolte dell’INPS

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Giampiero Falasca

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La recente sentenza 7320 della Cassazione, sezione lavoro, ha riportato alle cronache il problema del requisito reddituale per la pensione di invalidità civile al 100 per cento. Il tema è stato oggetto di roventi polemiche a inizio anno, dopo che l’Inps, tramite la circolare 149/2012, aveva comunicato la scelta di prendere in considerazione, quale requisito, non solo il reddito del diretto interessato ma anche quello dell’eventuale coniuge. La decisione era basata sul fatto che la Corte di Cassazione nel corso degli anni, chiamata a esprimersi nell’ambito di contenziosi tra Inps e cittadini, ha più volte ritenuto che, in base alle norme vigenti, il requisito sia quello coniugale (ma in diversi casi, in verità, ha propeso per il reddito individuale).
Dopo le critiche, l’istituto di previdenza ha fatto marcia indietro, comunicando il 14 gennaio, di sospendere l’efficacia dei nuovi requisiti, in attesa di un’indicazione da parte del ministero del Lavoro che a sua volta, sempre a inizio anno, ha avviato un’istruttoria.
Attualmente, quindi, l’Inps prende in considerazione il reddito del singolo cittadino.
Questa soluzione garantisce la pace sociale ma non è immune da rischi per l’istituto, che sta pagando più di quanto dovuto, a voler dare retta alla giurisprudenza.
L’unico modo per mettere la parola fina alla questione sarebbe quello di approvare una norma di carattere interpretativo, con la quale dovrebbe essere confermata la lettura più favorevole al pensionato; servirebbe, in altri termini, un intervento deciso della politica, che dovrebbe farsi carico del problema e trovare una soluzione solida.
Di questi tempi, una chimera…

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