I dati del Ministero del lavoro confermano un fatto che chi lavora tutti i giorni nelle risorse umane già conosceva: nel corso del 2012 c’è stata un’autentica esplosione del numero di licenziamenti. L’analisi del dato è, in prima lettura, facile: colpa della crisi. E’ sicuramente vero, ma limitarsi a dare la colpa alla congiuntura economica rischia di essere troppo consolatorio. Bisogna chiedersi che cosa c’è dietro tutti quei licenziamenti. Molte volte c’è un’azienda che non è più in grado di stare sul mercato, e allora c’è poco da fare, il licenziamento è inevitabile. Ma lo Stato non può e non deve limitarsi ad imprecare contro il destino cinico e baro: serve un sistema di ammortizzatori sociali efficiente, che sia ben collegato con i servizi per l’impiego e che aiuti le persone a riadattare le proprie competenze.
In altri casi, i licenziamenti non sono una scelta inevitabile, ma sono decisi da imprese che decidono di ristrutturare l’organizzazione del lavoro per le finalità più varie: per abbassare il costo del lavoro, per ringiovanire la forza lavoro, per valorizzare alcune linee di attività e lasciarne altre.
Questi processi di riorganizzazione passano attraverso i licenziamenti non solo perchè le aziende sono ciniche, ma anche perché il diritto del lavoro italiano non conosce strumenti adeguati per rimodellare l’organizzazione delle aziende.
E’ impossibile cambiare le mansioni, le dinamiche retributive sono solo in crescita, gli investimenti nella formazione continua inesistenti, l’orario di lavoro è rigido: non si può cambiare nulla senza passare per mille pastoie normative (e spesso sindacali).
Allora, viene scelta la scorciatoria di licenziare un pò di lavoratori, per poi riassumerne, qualche settimana dopo, altri.
E’ possibile pensare di cambiare il corso delle cose, rafforzando le tutele per chi viene licenziato e dando meno alibi alle imprese che licenziano?
La risposta a questa domanda potrebbe essere data solo da un Governo in carica; ma un Governo manca e, leggendo dai titoli dei giornali, mancherà ancora per settimane.
Non ci resta che sperare che i nostri politici improvvisati capiscano che è più urgente dare un Governo al Paese, rispetto a cosa vuol vare Fabrizio Barca (ma chi è?), ed altre amenità del genere.