Civitanova: lo sgomento fuori luogo e le lacrime di coccodrillo

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Dopo la tragedia di Civitanova Marche, e il triplice suicidio di una famiglia stretta nella morsa dei debiti arretrati e delle riforme pensionistiche, è emersa ancora una volta la forte frattura tra la società e la classe dirigente.
Il sentimento sempre più diffuso di rabbia per la latitanza della politica nella gestione di questa dura fase che attraversa il paese è emerso in alcune semplici ma efficaci istantanee.
La prima è quella che ha interessato l’incolpevole Laura Boldrini, che ha preso una sonora razione di fischi al funerale marchigiano. Le persone, probabilmente, non fischiavano lei (del tutto nuova alla politica e, anzi, esponente di una classe dirigente migliore di quella precedente) ma la carica che riveste, rappresentativa del vuoto politico attuale.
Una seconda istantanea riguarda Enrico Letta. L’esponente del PD posta su Facebook un messaggio nel quale si dice “sgomento” per il suicidio: in pochi minuti, viene sommerso di messaggi di utenti del social network che gli ricordano che sono loro ad essere sgomenti per quello che (non) sta facendo la politica (si veda la foto sotto).

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La terza istantanea è quella, vagamente surreale, del Ministro Fornero, che esprime tutto il suo dispiacere per la vicenda marchigiana. Nelle parole – sicuramente sincere – del Ministro manca qualsiasi capacità di analizzare criticamente quello che è stato fatto in questi due anni, dalla scellerata riforma del lavoro, che ha reso ancora più asfittico il mercato del lavoro, alla mancata soluzione del problema esodati. Da due anni se ne parla, il Ministro non ha saputo – o forse voluto – chiudere una vicenda nella quale i “tecnici” hanno dimostrato limiti enormi, stretti tra un furore ideologico-accademico (il Ministro in fondo considera gli esodati persone a cui è stato tolto un privilegio) e la totale incapacità di capire i segnali che vengono dalla società.
Il drammatico suicidio di Civitanova Marche dovrebbe servire a scuotere le coscienze della nostra classe dirigente, e far capire che è finito il tempo dei giochetti. Ci sono problemi drammatici che richiedono soluzioni urgenti. A nessuno interessa dei tatticismi di Bersani o Berlusconi, delle manovre per il futuro segretario del PD o scemenze del genere.
E’ il momento, quindi, che la politica – soprattutto il PD, il partito di maggioranza relativa – prenda un’iniziativa seria per uscire dalla crisi. Faccia una lista di priorità – sono facili e sotto gli occhi di tutti: costi della politica, semplificazione del lavoro, legge elettorale, revisione tasse, proroga ammortizzatori sociali, e così via – e poi faccia questo benedetto Governo con CHIUNQUE CI STA. Agli elettori non importa se il PD si alle con il PDL: nessuno crede più alla sua diversità, quindi non perderà una “verginità” che non esiste più, anzi.
Se il PD prenderà il rischio di fare il Governo e proverà ad approvare le misure che il momento impone, rischia addirittura di recuperare un consenso che oggi sta andando sotto i minimi storici.
Se invece i democratici continueranno con l’irritante minuetto di queste settimane, alle prossime elezioni faranno la stessa, ingloriosa fine che hanno fatto alcuni politicanti come Fini, Casini compagnia bella (si fa per dire…).

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