Semplificare le norme, investire sulla formazione
Qual è la sua posizione sulla riforma Fornero, deve essere cambiata nella nuova legislatura?
Penso che dovrebbe evitare di cadere nelle logiche estreme e prendere delle decisioni solo dopo aver verificato gli effetti pratici. Non possiamo ad ogni legislatura ripartire da zero. Propongo quindi di aspettare almeno il primo semestre del 2013 prima di definire se e come intervenire.
Quindi il suo giudizio sulla riforma è sospeso?
Non voglio dire questo, anzi. Ritengo che alcune lacune siano abbastanza visibili, ad esempio è mancata la parte delle politiche attive, su cui pure c’era una legge delega, ma non è stata attuata in tempo. E’ necessario accompagnare la riforma degli ammortizzatori sociali con un concreto rafforzamento delle politiche di formazione e di ricollocamento, se manca il questo pilastro il sistema non funziona. Inoltre, penso che serva una copertura urgente per i settori dove scarseggiano le risorse degli ammortizzatori
Le norme sulla flessibilità in entrata la convincono?
La priorità del sistema deve essere quella di favorire l’inserimento lavorativo; su questo aspetto, mi sembra di vedere troppa complessità, con il risultato che le nuove norme creano inutili complicazioni burocratiche senza aggiungere reali tutele. Il caso emblematico è quello del contratto a termine, rispetto al quale si sono affastellate negli anni norme che dicono una il contrario dell’altra. Ma lo stesso ragionamento vale per gli altri contratti, compreso il lavoro a progetto e le partite IVA.
Quali incentivi possono essere introdotti per stimolare l’occupazione?
Penso che andrebbe ampliata la possibilità di recuperare l’aliquota dell’1,4% che pagano i datori di lavoro che usano rapporti a termine, nel caso in cui si trasforma il contratto a tempo indeterminato. L’ampliamento dell’incentivo consenirebbe di agevolare le trasformazioni contrattuali.
La formazione, gli stage e l’apprendistato: che fare?
Sulla formazione mi sono già espresso, è essenziale per far funzionare le politiche attive. Quanto all’apprendistato, i contratti collettivi lo stanno facendo funzionare, adesso le imprese devono crederci, non ci sono più alibi. In merito agli stage, penso che devono rientrare nei percorsi scolastici, negli ultimi anni dei cicli curriculari, sia alle superiori sia all’università. Supereremmo l’eterna diatriba sul compenso ed eviteremmo i soliti imbrogli. Lo stage diventerebbe uno strumento fondamentale di aiuto alla specializzazione.