Agenzie per il lavoro: un motore per i servizi per l’impiego?

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Il sistema italiano fatica a erogare servizi efficienti alle persone che cercano occupazione. I Centri per l’Impiego, che dovrebbero essere la sede cui si rivolgono le persone in cerca di lavoro per ottenere orientamento, formazione, informazione, e proposte di impiego, hanno una difficoltà strutturale a raggiungere standard di servizi sufficienti; esistono differenze territoriali e anche situazioni di eccellenza, ma il quadro generale è comunque molto negativo. Il problema non è legato alle risorse economiche, che i Centri per l’impiego hanno ricevuto in maniera copiosa, anche grazie al Fondo Sociale Europeo, ma con risultati modesti. Per invertire questa tendenza sarebbe necessario seguire una strada diversa: coinvolgere gli operatori privati nel sistema di erogazione dei servizi per l’impiego. Quando si parla di privati, si fa riferimento a soggetti diversi, che vanno dalle Agenzie per il lavoro sino al vasto mondo del terzo settore, passando per gli enti bilaterali gestiti dalle parti sociali. La legge già consente a questi soggetti di erogare alcuni servizi per il lavoro, ma fino a quando non sarà creata un sistema capace di rendere effettivamente conveniente questa partecipazione, il disegno legislativo resterà sulla carta. Eppure l’impatto che potrebbe avere il coinvolgimento dei privati nel sistema dei servizi per l’impiego sarebbe formidabile: basti pensare che le sole Agenzie per il lavoro hanno più di 2000 filiali sul territorio nazionale, che potrebbero essere utilizzate come centri di servizio per i lavoratori in cerca di occupazione. Questa tema assume una particolare rilevanza in questi giorni in cui scade il termine per attuare una Direttiva del 2008 (la n. 104) che invita gli Stati membri ad eliminare qualsiasi restrizione all’attività delle Agenzie per il lavoro. La Direttiva parte dall’assunto che il lavoro tramite Agenzia è uno strumento che agevola l’inserimento lavorativo delle persone e, proprio per questo, non deve essere soggetto a restrizioni che non siano giustificate da motivi di interesse generale. Questo principio dovrebbe essere attuato riducendo i vincoli di utilizzo per la somministrazione di personale e per lo staff leasing. Invece, in maniera sorprendente, giovedì scorso il Governo ha presentato alle parti sociali uno schema di decreto legislativo di attuazione della Direttiva che si limita a irrigidire inutilmente la normativa, introducendo nuove definizioni che nel migliore dei casi sono inutili. Lo schema di decreto, secondo alcune indiscrezioni, dovrebbe essere portato oggi in Consiglio dei Ministri, per poi essere discusso con le parti sociali: c’è da augurarsi che in fase di discussione prevalga una lettura più attenta della Direttiva comunitaria.

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